E si comincia da qui dal Thriller di novembre

Si ricomincia dal primo novembre inoltrato, sostanzialmente quasi il due, dopo che le candele nelle zucche si sono spente, che i dolcetti hanno cariato denti, lasciando spazio ai nuovi non più da latte e via discorrendo, ecco il mio pensiero su… L’orrore!

zucca-giallaDovevo scrivere il seguito de, Il thriller della zucca, ma mi sono disperso in mille altre attività, non ultima quella del ragù.

In fondo niente è meglio che fare il ragù aggiungendo anche la salsiccia, quando ti dicono che è pericolosa, nuoce, assassina subito, al volo! Amo il brivido – e non volevo buttar via la salsiccia d’avanzo. No tranquilli, non esagero mai con la carne, lo so che intasa le vene e rende più agitati i sonni.

Facezie e commenti a parte, qui sotto un abbozzo di un racconto (non troppo editato) a tema il Thriller.

Intanto beccatevi l’ambientazione e la intro – leggerla è tutta un’arrampicata, lo so.

– Come un quadro.

Il punto era panoramico, da lì si vedevano cime innevate e la vallata laggiù, lontana. Le vette erano tutto intorno a fare da cornice, perché si sa ogni quadro vuole la sua cornice, ed in quel caso era fatta di montagne innevate illuminate dal sole al tramonto. Dove più in basso la neve finiva, alberi, alberi infiniti mossi dal vento, freddo, di quel tardo pomeriggio autunnale.
Arroccato là in cima alla fine della strada asfaltata, l’osservatorio. A ridosso l’ateneo, una specie di villa anni venti immersa in quell’idillio di natura e solitudine, perfetto per meditare e osservare le stelle.
A parte il vento si sentiva solo il suono di un’automobile che si avvicinava; il rumore del motore, di marce che ora scalavano, ora salivano, si faceva sempre più vicino. Quell’auto stava percorrendo le curve e gli allunghi della statale in fretta. Ad un tratto dall’ultima curva apparve la sagoma gialla di un taxi, era una macchia zafferano sulla striscia dell’asfalto consumato. Si fermò nei pressi del sentiero che portava all’osservatorio senza spegnere il motore, ne scese un ragazzo con uno zaino arancione, che pagò e salutò. Il taxi impiegò qualche secondo per manovrare e poi si allontanò in fretta.

Giovane ricercatore e studente meritevole Marcello si sistemò bene il colletto della camicia, controllando con i polpastrelli che i due risvolti fossero ben dentro lo scollo del maglione, quindi dette un colpo di spalla allo zaino per sistemarlo e si incamminò su per la salita.
Aveva preso il taxi e non la navetta, spendendo quasi cinque volte il prezzo del biglietto, ed era arrivato fin troppo presto per l’orario di rientro al Centro, ma aveva preferito così, soldi ben spesi.
La navetta sarebbe arrivata oltre un’ora dopo, all’imbrunire e in quel periodo si sarebbe trovato da solo. L’idea di percorrere il sentiero d’accesso, poco illuminato e circondato da piante ondeggianti, gli dava sempre un nodo allo stomaco. Si sentiva osservato, percepiva incombere un orrore strisciante, che i suoi orecchi non rilevavano, i suoi occhi non vedevano, ma che lo angosciava. Forse era soltanto la suggestione di stare nel niente, però aveva anche imparato ad ascoltare il suo istinto negli anni e lassù il suo istinto lo metteva in guardia.
Quando arrivò in cima al sentiero, trasse un profondo respiro e guardò indietro con soddisfazione; c’era luce, non si vedeva niente di sospetto e lui era in salvo. Si voltò con ancora un accenno di sorriso e si fermò, davanti a lui la porta dell’ateneo era socchiusa, all’interno non si vedeva nessuno, alla reception le luci erano tutte spente.  Impossibile, dov’era il personale? Entrare?

Inizia più o meno così un qualunque thriller, con un luogo solitario e inquietante. Mentre il nostro Marcello girovaga spaventato per i corridoi, la navetta potrebbe portare la lei di turno, nuova studentessa – inatteso arrivo – che si sarebbe dovuta presentare la settimana successiva. E’ molto carina e sbarca ignara di tutto. E abbiamo i protagonisti. Tra l’altro anche la navetta è in leggero anticipo e se ne va immediatamente lasciata a terra la nuova venuta (che chiameremo Marella) con sommo disappunto di Marcello.

E i Comprimari? Da qualche parte c’è il professor Jean Taldetalì, il quale distratto per natura, non s’è accorto che non c’è più nessuno alla reception, che non c’è la segretaria dell’ateneo, che manca all’appello il professor August Qualcosier sparito dal suo laboratorio. E qui si va di gran classe non trovate? Perché la notte si avvicina e fino all’indomani chissà cosa mai potrebbe accadere. In fondo un posto chiuso sembra o può sembrare un posto sicuro, ma un luogo dove la porta è socchiusa? Meglio fuori nel bosco dei presentimenti o dentro nel labirinto delle stanze in penombra? E perché nel laboratorio di August c’era un libro del ‘500 messo all’Indice per eresia, aperto sulla pagina del presagio? O di qualche fenomeno che si ripresenta ogni 37 anni in quei boschi?


Ah dovessero farci un film, il mio pensiero va al povero cameramen, costretto a rincorrere i protagonisti in fuga nei vari meandri del bosco con 10 chilogrammi di attrezzatura e l’imbragatura della steady-cam!

 

33 pensieri riguardo “E si comincia da qui dal Thriller di novembre

      1. Anche questo è vero… Sarà che mi hanno insegnato che chi non sa insegna, è però vero che chi me l’ha insegnato, in quanto insegnante, doveva non sapere.

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  1. Splendido, assolutamente splendido e sappi che quando leggo sono esigentissimo, molto più di quanto scrivo: se a me perdono le sintassi involute, perché la mia verità universale ha diritto ad esprimersi in linguaggi esoterici (tipico degli scrittori principanti ai quali le critiche sono sempre indigeste), agli altri ovviamente questo lusso non è concesso.
    Egotismi a parte, è stata una lettura davvero splendida.
    Attendo con ansia il seguito e se bisogna pagarlo, lo farò.

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  2. Ieri ho fatto un giro in libreria (ne abbiamo una a Bologna, che si chiama Ulisse, in Via degli Orti, praticamente un tempio di intelligenza, cultura e simpatia lunatica) ed ogni volta ricevo dagli scaffali lo shock di quanta merda esce (stampata in modo mirabile) ed ogni volta (mi ripeto) ritengo impossibile che un editore possa seriamente vendere tanta roba e mentre parlavo un signore, smentendomi clamorosamente, ha portato alla cassa un volume grosso e costoso, scritto da un giornalista su un famoso uomo politico italiano e la bocca mi si è aperta e richiesta nel massimo silenzio per lo stupore… Se si vendono cose come quelle che ho visto, vuoi che non si venda un tuo libro?
    Se esce io lo compro. Giuro.

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    1. Questo della quantità di libri proposti, di gente che scrive televisivamente, è un fenomeno molto strano. Ne scrissi anche un piccolo articoletto qualche tempo fa, semmai è impressionante la quantità di libri presentati al giorno, una roba incredibile.
      Riguardo i miei libri ma no – se ne escono di validi te li regao!

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