Nel bosco

casetta-oscura-casettaCome ogni storia da brividi che si rispetti, non si può fare a meno di citare un bosco, il buio e una casa, meglio se disabitata.
Presto ci ritorneremo su, anzi presto ci ritorneremo dentro. Niente di veramente spaventoso, in realtà, salvo quella leggera inquietudine di un posto isolato e fuori dai normali sentieri. Alzare il naso e vedere le punte degli alberi svettare, sentire il cinguettio degli uccellini, sapere che poco più avanti c’è la strada eppure, eppure guardare l’ora e capire che preso il sole tramonterà. Presto presto perché tra poco farà buio. Direbbero i saggi, consiglierebbero i più,… però perché non andare a vedere cosa si nasconde dietro quelle vecchie mura? Vi è mai capitato di tornare che era già tardi e di essere scappati a perdifiato da una situazione paurosa?

Bob l'orso

Bob l’orso

Ma nel bosco si possono trovare anche creature delicate e soffici come Bob, col suo muso paffuto ed i suoi occhi leggermente socchiusi dietro folte sopracciglia ed il codino a palla di pelo, che presto si sveglierà (in fondo la primavera è arrivata) e si metterà in cammino per cercare frutta e radici.
Tra le altre cose Bob avrà un volto da disegnare, così come i suoi amici ricci, gli alberi, il corvo sul ramo, la civetta e il lupo e tra un po’ anche un’istrice raffreddata, non appena si degnerà di arrivare.
Nel frattempo ho creato un unico file per chi volesse scaricarlo in formato ebook (clicka qui).

Ps questa storia di Bob mi sta scappando di mano, tra un po’ sarà lui a scrivere per me…

LiebsterOh, giusto dimenticavo! E’ periodo di premi aprile. Ecco un altra nomination da parte di Violeta, qui le sue domande e le mie risposte! In questo mese è già il secondo son molto lusingato. Grazie davvero.

23 pensieri riguardo “Nel bosco

  1. Bob sta diventando per te ciò che fu per Conan Doyle il character di Holmes… sta cominciando a prendere vita propria… mi ricorda quella puntata doppia di Star Trek Next Generation in cui il personaggio di Moriarty voleva uscire dal ponte ologrammi per vivere una propria vita…
    Bob For President… altro che Trump o la Clinton…

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  2. Amo ogni forma di narrazione, sia quella orale, con storie che si tramandano di padre in figlio, dal sapore etnico e epico (a seconda delle circostanze e delle epoche), con anche le fiabe narrate dagli adulti ai bambini sul bordo del letto (in cui spesso, la fantasia, il ricordo e il gusto personale aggiungono pezzi alla storia originale o ne modificano in modo sostanziale lo sviluppo).
    Amo la narrazione scritta (con racconti, romanzi, poesie, piece teatrali) e quella ad immagini (dal cinema, ala fumetto, alla Tv) e certamente non escludo quella che si avvale di installazioni o eventi multimediali.
    Insomma, amo tutto ciò che racconta una storia.

    Non c’è quasi limite al modo con cui si può raccontare una storia: si può riprendere per 8 ore consecutive con camera fissa un palazzo (come ha fatto nel 1964 Andy Warhol con il suo “Empire”) oppure montare in time-lapse e concentrare in pochi secondi una vita intera, oppure seguire con occhio voyeurìstico un personaggio senza mai staccare la visione e lasciando al lettore/spettatore di montare idealmente i pezzi di senso compiuto oppure si può usare lo stesso pennello per dipingere tante tele diverse, persino lo stesso colore o viceversa disegnare la stessa cosa all’infinito, con variazioni quasi impercettibili, creando una texture di rimandi infinitesimali che messi assieme creano un pattern cosmico che ci rivela il segreto della vita.

    Conseguenza ontologica di questo è che ovviamente non esite una regola aurea e definitiva per raccontare storie, idee ed emozioni, ma solo tante (infinite) strade possibili e qualche volta capita che un artista trovi il sistema perfetto: a volte non lo riconosce e lo abbandona persino, magari temendo di rimanerne soffocato (parlavamo di Cona Doyle prima e sappiamo che egli provò addirittura ad uccidere il suo personaggio, facendolo precipitare dalle cascate di Reichenbach, pur di liberarsi di quella che riteneva fosse una limitazione al suo estro letterario), perché l’artista per definizione ha il terrore compulsivo della ripetitività, temendo che essa possa bloccare la sua creatività, ma quando in un narratore il genio artistico e rivelatore è presente (come nel tuo caso, Gianni), allora esso sgorgherà fuori dagli anfratti più impensati, come accadeva anche agli artisti rinascimentali, teoricamente bloccati su incarichi e mandati principeschi e papali assai ben definiti, ma nelle trame dei quali, essi sapevano far scivolare fuori sempre la loro carica immaginifica.

    Non temere dunque che Bob possa essere la tomba della tua esperienza e non pensare nemmeno che sia una limitazione e nemmeno un triste punto di arrivo per slanci narrativi che sognavi più ampi ed indefiniti: Bob è un mezzo, un medium, come una veggente in trance che vomita fuori le voci dell’oltretomba, con gli occhi bianchi e sbarrati, una radio sintonizzata sui campi elettrici delle idee primordiali e chissà mai cosa potrà riservare il destino alla congrega dei tuoi personaggi: infinita criostasi nella stessa età, un lento e pacifico sognare lo stesso sogno, una mutazione progressiva ed impercettibile che porterà tutti ad invecchiare lentamente assieme ai lettori, oppure cambi di sesso, viaggi nel tempo, sfasature intradimensionali, perché la stessa storia si può narrare in modi infiniti e con infinite variazioni, come la musica che si esplica con le stesse note ma si riesce a modulare in accordi impensabili.
    Per Bob tu sei Dio e creatore ed assieme, tu e lui, siete a vostra volta il creato di un altro Dio che probabilmente in un meccanismo di matrioske tesserattiche è pensato e voluto da altri Dei e così via all’infinito, come uno specchio che si specchia in un altro specchio.

    Ti lascio con queste poche righe di Alan Alexander Milne, che a fine ‘800 creò l’immortale personaggio di Winnie the Pooh, la cui potenza filosofica ed epistemologica è ancora oggi sottovalutata:

    «Che giorno è? »
    «È oggi», squittì Porcelletto.
    «Il mio giorno preferito», disse Pooh.

    Ma la frase che preferisco su tutte è la seguente, che mi permetto di dedicare a te, poderoso Gianni, con affeto sincerissimo:

    «Se mai ci sarà un domani in cui non saremo insieme, c’è qualcosa che devi sempre ricordare. Tu sei più coraggioso di quanto credi, più forte di quanto sembri e più intelligente di quanto pensi. »

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