Nel suo nome

Nel suo nome

penninoQualche tempo fa, tra i tanti consigli che ho letto in giro dati a chi volesse tentare la fortuna con lo scrivere, ho beccato il “scegliete bene il vostro nome di piuma”.
Quanto conta? Forse più del titolo? Tanto quanto la copertina e i colori?
Vediamo un po’ di (pre)concetti.
Un fantasy puro non può venire scritto da una donna, perché raramente sarà in gradi di entrare nel dettaglio delle battaglie degli intrighi magici o descrivere duelli e capire il sacrificio (specie quello estremo). In questo caso occorre un bel nome composito tipo Tullio Decimo deRobertis oppure un John Taddeus Spark.
Un libro d’amore magari ambientato ai giorni nostri – diciamo contemporaneo – potrà venire letto solo se il target è invogliato dal nome di una lei che faccia intuire un’età compresa tra la sua e la vostra, così la lettrice ci si identifica (anche se nessuno sa che età avrà). Qui dire di usare chessò Paola Freschi oppure Debora Mancetti.
E’ ovvio che una donna non leggerà mai un libro erotico scritto da un uomo, perché si sa un uomo, non può capire non si può immedesimare, non può formulare o comprendere la leggerezza di certe implicazioni e allora l’autrice dovrà essere donna. Userei un nome senza vocale finale tipo Sharon De Pascal, oppure solo il nome e una consonante tipo Daemonia L. che fa un sacco mistero.
Per una autobiografia della tristezza invece c’è il nome cognome credibile, cioè se devi descrivere l’impiegato di una media azienda con sogni medi e una vita piatta, devi usare un nome da impiegato! Si deve prendere un elenco del telefono e trovare un nome stra-banale (che non citerò per evitare ripercussioni!).
Il libro di rottura, quello contro, quello che va oltre le righe e parla di una società che insomma, ma se ne esce? E forse si capisce meglio cosa c’è dietro (dietro cosa?). In questo caso potrebbe essere meglio se scritto da un RKP o TTX, sigle che fanno intuire un lavoro a più mani (come dare della pittura insomma).
Un bel saggio storico? Anche qua ci vuole un uomo, almeno di solito, salvo pochi casi. Meglio se i nomi sono due e rimandano a professori di lungo corso, gente che insegna da 105 anni come minimo, credibile e affidabile come la Stella Polare.
Sulle poesie non so, mi dichiaro ignorante senza riserve. Forse ci vorrebbe un nome da “quello\a della porta accanto”. Riflettendo, magari, questo è il caso dove nome maschile o femminle che sia poco conta. Forse.

Insomma ogni libro romanzo o racconto deve avere un nome che si innesti: e nella copertina e nel genere e nella mente di chi osserva quel titolo e quella copertina, perché in fondo un po’ di preconcetti ce li facciamo no? E voi?  Dite la vostra, se vi va.

Ogni nome citato è stato inventato e mi scuso già con chiunque pensi mi riferisca a lei\lui perché è stato un caso, un evento non voluto.
Mi scuso anche con chi possa avere trovato offensive le parole descrittive dei pochi esempi qui sopra: è ironia – facile – ironia!

E di nuovo a presto per sapere chi vince il mitico (e inutile) Crom Award 2016 – siate Cimmeri.

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8 pensieri riguardo “Nel suo nome

  1. Ho adorato questo tuo post, appartenente ad una rara ma periodica genia di altri tuoi post simili che ogni tanto partorisci, in splendido omaggio al gioco della memoria e dell’osservanza.
    Ogni volta che scrivi pezzi come questi, che ricordano l’ironia leggera della miglior satira di costume (in cui si pensa e si sorride) mi perdo nel gioco dell’immaginarne altri ancora, come un gratificante esercizio di stile…
    Grazie, Gianni, per questi bellissimi momenti di amore ed arguzia.

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      1. In qualche altrodove ed altroquando, in una dimensione parallela dove il mondo è giusto e la realtà si è sviluppata senza quell’ Entropia di felicità che invece contraddistingue la nostra, l’intero periodo del tuo commento in cui mi definisci starebbe su una targa in ottone e rame, affissa fuori da uno studio in Central Park Sud, mentre io all’interno, comodamente seduto su una poltrona a gravità controllata, sfoglio un ologramma interattivo di Bob, dialogando contemporaneamente con te, tramite comunicatore neuronale e con le intelligenze artificiali programmate per i singoli personaggi della storia…
        Tutto questo finché il vero titolare di quell’ufficio, l’importante editor di una ditta di pubblicazioni letterarie, non fosse entrata spalancando la porta urlandomi di uscire immediatamente e ritornare al mio posto, ovvero nella grande stanza delle archiviazioni degli ologrammi fallati…
        Vedi Gianni, tu mi fai sognare non solo con i tuoi racconti ma anche con i tuoi commenti, di una generosità senza pari e nei confronti dei quali la modestia che dovrei avere capitola di fronte al godimento che ne ricavo

        Buon Natale!!!

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