Gli oggetti e il fantasy

Gli oggetti nei cicli fantasici*

Che ne pensate dell’oggettistica? Cioè voglio dire: un racconto o libro fantasy che si rispetti implica tutta una serie di artefatti e oggetti di varia natura capaci di dare un’impronta ancora più magica e particolare alla storia, dare cioè una spinta alla dinamica di ciò che accade ai nostri eroi (di turno) e magari agevolare trame che altrimenti si infognerebbero senza una soluzione esterna.

Fin qui tutto bene e anzi, tra spade, bastoni, sfere di cristallo**, ciondoli e pergamene, si è visto di tutto. Gli anelli vanno e non vanno… ovvero: una volta che ti hanno scritto su fior di libri e una volta che il buon Tolkien ne ha creati da dare e da serbare, è difficile affrontare la sfida.

Esempi a parte, tirar fuori artefatti magici è carino quanto pericoloso e non solo dal punto di vista magico! Esiste infatti il terribile effetto “E ora?“! Cos’è l’effetto “E ora?” presto detto: hai creato un meraviglioso oggettino che, ovunque tu sia, permette di ritornare ad un punto ben preciso semplicemente evocando detto oggettino, molto carino vero? Ma che succede se il nostro\nostri eroe\i devono scappare da un posto ma se rimangono prigionieri la storia diventa più intrigante? Devi annullarne gli effetti, devi spiegare perché non funziona e non puoi dimenticartene. Tu hai creato la pergamena della verità dove se fai scrivere un’affermazione a chiunque, questa diventa blu se dici il vero o arancione se menti e poi smetti di farla usare o te ne dimentichi proprio quando, cento pagine dopo, il doppiogiochista di turno giura e spergiura di essere ancora tuo amico e alleato.

Non si fa così, quindi suvvia se vi inventate “ste robe” magiche ricordatevi di averlo fatto, ne va di mezzo la credibilità di un mondo che si poggia sulla sottile accettazione del fantastico tra lettore e scrittore.

Riguardo gli spunti, qualche tempo fa ho chiesto ad un’esperta quale artefatto le fosse più congegniale al fine di costruire una storia, perché non scrivere qualcosa di riferito a detto suggerimento? Cos’era? Un ciondolo rosso, un pendente da portare al collo. Chi si vuol cimentare si cimenti.

Ma ora Musica!

Qualche nota bibliografica tanto per aprire qualche ciclo di letture basato sugli artefatti
Le pietre magiche di Shannara – Therry Brooks
Il Sillmarillion – J.R.R. Tolkien
Un lupo nell’ombra – David Gemmell

*no, non mi riferisco a biciclette col telaio in carbonio…
**questa ci vorrebbe sul serio…

27 pensieri riguardo “Gli oggetti e il fantasy

  1. Diciamo che non si dovrebbe porre proprio il problema. Del tipo, non fai finire i tuoi eroi prigionieri a meno che non hai già introdotto fin dall’inizio che l’oggettino non funziona se blabla. Però poi quelli si trovano proprio in quella situazione del blabla.

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    1. Anche questo è un tema che ricorre: l’oggetto “help dell’autore”! Non sai come districare una situazione? Beh… vai di oggettistica… che puntualmente poi dimentichi perché in altre occasioni potrebbe impedirti di descrivere situazioni interessanti, ma facilmente risolvibili a quel punto.

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  2. ​Esiste un’antichissima storia, fatta di tradizioni orali, leggende, fiabe e cronache mitologiche, di cui non è mai uscito un vero compendio , ma i cui tantissimi episodi sono stati narrati in ogni epoca ed ogni luogo del nostro mondo abitato: è la storia del fantastico attaccamento che gli uomini, sin dall’alba dei tempi, hanno con gli oggetti e gli strumenti che usano, testimoni silenziosi delle vicende umane, come le clave con cui gli Homo Sapiens colpirono a morte i Neanderthal, le daghe con cui gli Spartani si difesero dai Persiani, gli strumenti di tortura con cui l’ Inquisizione sporcò per sempre l’eredità di Pietro, il torchio di Gutenberg e dei suoi colleghi, i fischietti da caccia, i fucili, i forconi, gli scudi, i trattori, le zappe, le pentole, gli scalpelli, i pennelli e via via sempre più cose ed attrezzi, fino all’esercito di suppellettili e gadget tecnologici dei quali siamo oggi circondati e la morale di questa vecchia storia è il valore emotivo straordinario di cui tali oggetti vengono ricoperti.

    È il significato che si nasconde dietro quel particolare tipo di demoni giapponesi di cui fa parte anche quello che io uso da sempre come nomignolo, ma è anche la bellissima idea alla base della fiction “Warehouse 13“, dove si narrano le avventure di un corpo di agenti segreti internazionali, molto più che solo governativi, incaricato di rintracciare e mettere al sicuro artefatti magici, tutti accomunati dalla medesima genesi magica ed ovvero la straordinarietà del possessore o degli eventi storicamente accaduti che in qualche modo hanno impregnato di potere l’oggetto stesso.

    Sono questi gli artefatti magici che da sempre hanno la capacità di affascinarmi, come la scheggia di legno, proveniente dalla croce del Cristo, che nella serie tv “Grimm” ha straordinari poteri curativi.

    La magia che entra dalla stessa laica porta dell’umanità.

    Geniale, a mio avviso, anche l’idea e la meccanica di funzionamento delle bacchette magiche nella saga letteraria ideata dalla Rowlings, dove ogni bacchetta di fatto sceglie il suo stregone e la sua strega, giocando con la composizione della sua struttura e creando tutta una casistica in caso di scambio, rottura o furto.

    Il veterano Tolkien creò con gli anelli forse gli oggetti magici più importanti di tutti dal punto di vista letterario, anche perché erano oggetti per la prima volta forgiati appositamente come tali, umanisticamente allontanandosi dal prototipo divino del Graal, archetipo di ogni dono degli dei, compresa l’antimateria degli oggetti magici ossia la mela rubata da Adamo.

    La magia è in alcune cose perché infusa in esse da potenti maghi o esseri immortali, come alcune spade o alcune lanterne, fino alla splendida cosmogonia Marvel delle Gemme dell’Infinito, la cui genesi trascende qualsiasi delle razze viventi nell’universo.

    La pietra filosofale degli alchimisti è un oggetto più metaforico che magico, più reale del favolistico Re Mida, perché teoricamente replicabile, come la penna creata dallo Stregone affinché la discendenza degli Autori possa scrivere le storie degli eroi e dei cattivi nel serial “Once Upon a Time“.

    Di genere troppo meccanico e furbo, sono invece gli artefatti magici puramente strumentali e senz’anima, come i vari mantelli dell’invisibilità o i tappeti magici dell’antico Oriente o le maglie che rendono invulnerabili: questi sono per lo più scappatoie con cui i narratori risolvono intrecci ingarbugliati, tristi vie d’uscita da camere in cui lo stesso scrittore si è chiuso dentro da solo e per le quali l’unica soluzione dignitosa e rispettosa, per il lettore, è la loro distruzione accidentale ed il conseguente complicarsi della situazione per il protagonista, ora costretto a trovare soluzioni vere ed ingegnose per uscire dai guai!

    Potrei continuare per ore, ma una parvenza di dignità mi frena.

    È bello ritrovarti, folle amico mio…

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    1. Rispondo solo ora perché questo commento vale la pena di essere analizzato a fondo. Come sempre direi…
      Partiamo dall’inizio e cioè dal contributor cioè colui che mi scrive: Kasa è veramente Il personaggio che dà una connotazione seria (oserei dire epica) a quanto scrivo. Non finirò mai di ringraziarti per il contributo che dai al mio blog, gli conferisci un plus che altrimeni non avrebbe e apri scenari infiniti!
      E passiamo poi al contenuto: è vero è verissimo, all’essere umano piace trasferire sacralità, personalità, affetto, amore ai propri giocattoli. Dal peluche preferito, alla macchina iperspolverata, al telefonino! Diamo valore a ciò che ci ha dato con la sua funzione lustro, ci è stato utile e, in fine, si può tramandare.
      Non dico che sia legato alla nostra indole di proiettarci verso il futuro, come è per esempio un figlio… ma forse vi si avvicina.
      In conclusione e qui mi riallaccio a te Kasa, non frenarti, al limite fanne un post (ci sono fior di serial e film da citare che tu qui solo nomini) perché se lo farai, sarò felice!!

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  3. Hai ragione. Non c’è niente di peggio che creare qualcosa troppo potente che poi sei costretto a non utilizzarla.
    Tolkien con gli anelli è stato ganzo: subito ha detto che se lo usi Sauron ti vede e ti corrompe quindi fai attenzionissima ad usarlo, cosí ogni volta che lo usi c’è l’ansia della corsa contro il tempo.

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    1. E non solo! Ogni “aggeggio” di Tolkien porta con sé il marchio di chi lo ha fatto: se è un oggetto anche neutro ma generato dal Male (e Tolkien implica Bene e Male con l’iniziale maiuscola) comunque travierà chi lo usa!!!

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  4. Che meraviglia parlare con te! Mi hai anche dato idee meravigliose per scrivere e condividere, ma adoro farlo sul tuo blog, luogo che considero una bellissima agorà e che anzi meriterebbe uno spazio web più ampio… come un forum… ma per adesso continuiamo così, che Bob sta guardando questo Aprile posseduto da un indemoniato Febbraio… tutti ti attendono…

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