CROM E’ TORNATO

Il Crom Award, sissignori, questo premio dove non si vince niente e che se si vuole si può ignorare è tornato. Puntuale come l’emicrania dopo due bottiglie di tequila, preciso come un treno giapponese, svelto a insinuarsi nei vostri blog come una spia al soldo di qualche ente governativo deviato (ok, scherzo, dai, si fa per ridere!).

Chi è Crom? La domanda non meriterebbe d’essere degnata ma visto che un link a Wikipedia (Ok, ho dato il mio contributo, posso linkare!) non si nega a nessuno… Ecco il link a Crom!

Cos’è il Crom Award allora? Niente altro che un momento per brindare, per schiacciare i nemici, per vabbe’ ci siamo intesi. in fondo è una divinità dei Cimmeri, questi abitavano tra colli ferrosi (altri, non quelli di Tolkien) nevi eterne, lupi, scorribande… insomma mai una gioia se non la felicità di forgiare la propria spada e scuoiare qualche daino qua e là!

Chi l’ha vinto per il 2018?

Quest’anno Crom ha deciso (tramite me e anche WordPress via!) di premiare

Fortezza nascosta
Kasabake
Niente Panico
Pendolante
Al di là del muro del sogno

Le motivazioni sono molteplici come molteplici i blog che non ho segnalato e che pure sono epici. Crom è così, si fa i fatti suoi… Io mi sono mosso come umile pedone in G4.

Che si fa quando si riceve il Crom Award? Poche regole

1 – si beve roba forte in calici di foggia epica (teschi, metalli vari, cristallo tagliente, insomma fate voi)
2 – si libera qualche prigioniero da catacombe o templi innalzati a altre divinità
3 – si combatte contro il male ma non perché è giusto, ma solo perché ci va così, che sennò so’ buoni tutti
4 – si inseguono i nemici, con ogni mezzo, ma soprattutto a cavallo, perché si sa è troppo fantasy
5 – si cavalca per settimane per ottemperare i punti da 2 a 4 e anche per dissetarsi in qualche bettola, così da spuntare pure il punto 1

Chi altri si deve nominare? Chi volete, se vi va. Che si deve fare poi? Se vi va create un post che innalzi i vostri canti a Crom, tanto Crom non ascolta, e potete pure stonare.
E ora Musica.

Immagini tratte dal film Conan il Barbaro quello dell’82  con la sceneggiatura di Oliver Sone e Johm Milius quest’ultimo pure alla regia, Swarzy nei panni del cimmero, eccetera eccetera.

 

 

21 pensieri riguardo “CROM E’ TORNATO

  1. Grazie, Gianni, grazie di cuore, per me è molto importante!

    Come già in precedenza, m’inchino ed omaggio te e la divinità, con l’unica cosa che mi piace fare e perdona gli errori dettati dalla fretta, ma ccoglie l’ingenuità di un omaggio voluto alla letteratura pulp dei comics anni ’60.

    La Caldaia

    Era il 22 Gennaio del 1915 quando Robert Ervin Howard era sceso con fare solenne nei sotterranei del casamento di Peaster, in Texas, dove viveva con sua madre: l’Europa era già in guerra da poco meno di un anno e da lì a poco anche gli USA sarebbero entrati in forze, prendendo posizione dopo l’affondamento di alcuni mercantili commerciali, ma quel giorno nulla aveva più importanza del suo dolore di bambino, perché la fantasia di Robert lo aveva portato a scrivere di mondi sconosciuti e mostri terribili e malgrado avesse solo nove anni, nella sua mente aveva già visto ogni cosa, anche ciò che chiunque si rifiutava persino di immaginare.

    La stanza della caldaia era il suo rifugio, dove le voci nella sua mente finalmente si placavano e gli parlavano ordinatamente, dove poteva leggere i libri dei suoi autori preferiti, ma soprattutto dove poteva scrivere in pace le sue fantasie sul suo diario di giovane scrittore: quando parlava con i suoi compagni di scuola e di gioco, Robert capiva di essere diverso, perché si accorgeva di cose che gli altri non vedevano e con il tempo capì anche di essere in contatto con una realtà aldilà dello specchio, la cui forza proveniva dalle profondità della terra stessa, un’energia creatrice primigenia, piena di ombre e di mistero, che lo avrebbe portato in pochi anni a disegnare interi universi fantastici, ancora oggi non del tutto decifrati, ma fu quel giorno, al compimento del suo nono compleanno, quando cercò di bruciare il suo quaderno di appunti dentro la grande caldaia della Babcock & Wilcox, che capì davvero il suo destino.

    Si era svegliato madido di sudore, emergendo da ciò che aveva pensato fosse stato solo un terribile, perfido incubo, in cui aveva visto sua madre morire di tubercolosi, dopo uno straziante coma durato settimane: con le mani tremanti aveva preso il suo taccuino ed aveva vergato su di esso, quasi in trance, le stesse frasi che nel 1936 troveranno sulla lettera di addio con cui salutò il mondo, suicidandosi dentro la sua auto:

    «All fled, all done, so lift me on the pyre
    The feast is over and the lamps expire

    Tutto è andato, tutto è finito: ponetemi sulla pira
    La festa è terminata e il lume ora spira»

    Richiuse di scatto il diario e corse giù per le scale a piedi nudi, per non fare rumore e non svegliare la madre che ancora dormiva: le candeline e la torta sarebbero arrivate più tardi, così come la scuola ed i primi successi come scrittore ed anche l’amicizia con l’unico uomo che potè mai davvero comprenderlo ovvero Howard Phillips Lovecraft, con cui tenne una fitta corrispondenza fino al giorno del suicidio, ma quel giorno, in quel momento, tutto doveva ancora accadere e poi accadde.

    Con il rispetto che un devoto ha nei confronti del suo dio, entrò nel suo tempio personale, in quella stanza della caldaia a carbone polverizzato, ossigeno e magnesio, quel titano di ghisa e metallo che scaldava l’intero casamento e vicino al quale aveva imparato a scrivere degli incredibili universi inventati dalla sua mente: teneva in mano il libro tremante dove aveva appena appuntato il pensiero e la consapevolezza della sua morte, ma anche di quella di sua madre e voleva che tutto questo fosse distrutto.

    Spalancò il pesante sportello della cella di combustione e senza titubare un istante getto nel fuoco, appena fremente, il suo diario, poi richiuse la ghiera sporca di fuliggine e sospirò.

    Passarono pochi istanti e poi la grande caldaia ebbe un fremito, come di metallo che si rilassa al salire della temperatura e di colpo si accese, divampando al suo interno: mentre la possente macchina della B&W emanava un calore crescente, Robert indietreggiò, osservando la scena con occhi atterriti, quasi temendo di aver in qualche modo offeso una divinità con un gesto sacrilego, finché lo sportello della cella non si riaprì di scatto, vomitando fuori il suo diario, intatto ed immacolato.

    Il bambino Robert Ervin Howard si chinò a terra lentamente e raccolse quel libriccino con mani tremanti mentre un senso di spaventosa ineluttabilità lo cominciava a pervadere, alzò gli occhi verso l’imponente caldaia e calde lacrime presero a rigare il suo volto, ma non c’era nessun essere caritatevole a guardarlo o commiserarlo, ma solo un mostro di metallo ansimante calore.

    «Perché? Perché io?» urlò verso il silenzioso marchingegno, poi singhiozzò, nascondendo il suo volto mentre sferrò un pugno disperato contro la targa di identificazione della caldaia: un flebile raggio di sole colpì il metallo della scritta, rivelando le grandi lettere impresse a rilevo: Coal Resource Oxygen-Magnesium (Motorized), abbreviata in C.R.O.M. l’unica divinità a cui Robert obbedì fino alla morte ed anche l’unica che non lo consolò mai.

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    1. Mi viene da dire: chi sei tu realmente?
      Se fossimo in una puntata di Dr. Who penserei al Maestro, ma qui non vedo cabine della polizia…
      Questo che mi hai scritto è un tesoro, una perla nell’ostrica, l’orcio pieno di monete alla fine dell’arcobaleno.
      Devi devi devi pubblicare questa meraviglia, non può perdersi qui tra i commenti a un post strampalato.

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      1. La cosa più bella è che ti sia piaciuto davvero! L’ho scritto così di getto questa mattina da averci infilato anche brutti errori di battitura da dislessia scrittoria… Ma soprattutto l’ho scritto solo per ringraziarti del premio e quindi penso che il suo posto migliore sia proprio nel tuo post cosa che m’inorgoglisce non poco.
        Sei un signore Gianni, un vero signore ed io grato di essere da te stimato.

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      2. Resta inteso che ne farò un post dove collocarlo. Una nicchia piccola se vuoi, visto che non è l’angolo della letteratura sul Washington Post … ma si fa quel che si può.

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    1. …e però occorrerebbe davvero farne qualcosa… Questa storia di ghisa e sovrannaturale dovrebbe venire riportata su carta. Sapessi disegnare ci sarebbe da farne un albo di 48 pagine. China o carboncino… retinatura e non fill a computer, puntinatura dove serve e non mezzi toni, qualcosa di magico. Mannaggia, sapessi disegnare.

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      1. Bellissima l’idea di un disegno “sporco” fatto di nero-fumo come quello lasciato dal sughero bruciato… Perché si è sempre pensato tra i critici che ci fosse una certa devianza mentale in Howard… Il suo suicidio, le sue abitudini e poi il sovrannaturale del mistero della mancata classificazione dei suoi scritti, degli apocrifi e la corrispondenza con Lovecraft… Verrebbe fuori un fumetto da urlo… Lo sai, invece, che mentre scrivevo pensavo a quelle storie pubblicate dalla Corno, nei volumetti Eureka Pocket della collana Stan Lee presenta che facevano il paio con le storie di Zio Tibia…

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