Aces high, Iron Maiden, brano storico, e già questo video che ha 10 anni si può considerare storia. Piuttosto, cosa rende qualcosa storico? Chi di voi legge romanzi storici? So’curioso.

25 pensieri riguardo “

  1. Io no, non li reggo più: ho già dato!
    Vedi, Gianni, io amo la letteratura contemporanea, dove il romanzo storico è purtroppo divenuto un genere mainstream da blockbuster, quindi per me inutile perché non perdo tempo con copie di copie di copie; inoltre i classici del XIX e XX secolo (quelli imprescindibili per intenderci dei maestri europei, da “I Promessi Sposi” a “Il Nome della Rosa“, da “Ivanhoe” a “Guerra e Pace“, da “Il Gattopardo” a “I Miserabili“, etc. ) li ho già letti tutti all’università, quindi mi resterebbero le loro pallide imitazioni e poi in genere i romazni storici che escono in liberira oggi si vendono un tanto al chilo, sono grossi, pieni di cliché e persino telefonati, ma soprattutto (questa la cosa che mi disturba maggiormente) spesso per vendere, dopo aver saccheggiato il genere Giallo e quello Noir (con centurioni detective, frati investigatori, moschettieri del re chiamati a fare gli agenti segreti ed altre commistioni del piffero), hanno scoperto adesso il pericoloso sentiero del rewriting e del revisionismo: Napoleone non era così basso, Hemingway non era così maschilista e misogino come si diceva, I Borgia facevano happy-our di strategia politica e non cospiravano davvero, blà, blà) solo per far parlare qualche quotidiano balneare o qualche pagina social che infila tra i suoi articoli estivi (tipo “I 5 sistemi per conservare il caffè una volta aperto” oppure “come creare un orto botanico sul vostro cazzo di terrazzo da poveri“)alktri pezzi del tenore finto-rivelatorio del tipo “La moglie di Caligola faceva il bagno nell’orzata e non nel latte di asina – Il nuovo premio Campiello ambientato tra le coltivazioni di mandorle amare, da cui si ricava il composto chirale chiamnato benzoino“).

    Troppo caustico? Insomma leggere ancora di storie ambientate durante il ventennio fascista italiano o addirittura nell’antica Roma ma non aver ancora letto opere come Fidanzati dell’inverno di Christelle Dabos o il recupero che Adelphi sta facendo delle opere di Matsumoto Seichō come Tokyo Express o il romanzo d’esordio di Sakumoto Yōsuke ovvero Il Giovane Robot è roba da esseri immortali che hanno tempo infinito per le loro letture, ma se uno è come me una misera “borsa piena d’acqua” a base carbonio (la definizione è presa da una puntata di Star Trek NG) e vive nei limiti di una dimensione con scorrimento lineare del tempo e deve prima poi morire, beh, allora non dovrebbe perdere tempo con letture che non lo fanno stare al passo con i tempi: ci si legga prima i classici (non si può sentire qualcuno dire frasi del tipo «No, non ho letto il libro di Bradbury perché sto ultimando l’ultimo di Manfredi, ma non mi sembra che il nuovo adattamento di Fahrenheit 451 sia poi così male…») e poi si leggano le novità veramante tali, di tutti i generi senza snobismo, ma davvero nuove!

    Domani esco con un post lunghissimo su un attore che incarna da decenni il ruolo del villain e molti non ne conoscono nemmeno il nome (come mi sono divertito!) ma tra due settimane parlerò proprio di censura e rewriting coime strumenti di annullamento del passato.

    Bye

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    1. Eh amico mio mi trovi d’accordo, metti pure l’attualizzazione del pensiero dei personaggi vissuti 100, 1000,5000 anni fa, ed ecco che abbiamo l’ora Aperol spritz tra i romani di Capua prima della disfida tra gladiatori, e sì hai ragione, vanno letti i capisaldi della letteratura, anche perché scritti bene, anzi, meglio di quelli attuali, che parlano di… fatti nostri ambientati all’epoca di Maria Stuarda… E potremmo continuare secoli.
      No, non sei acido, anzi… E sì, aspetto con ansia il tuo post.
      L’attualizzazione è un male.
      PS.: le unità base carbonio ci sono anche in una mitica puntata della serie classica the changeling credo che fosse il titolo… ps: a lavoro spesso noi colleghi (un po’ nerd) ci chiamiamo così…

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      1. Davvero?
        Anche con alcuni miei compagni di merende serali ci chiamiamo così! Che belli i sottocodici linguistici amicali, per i quali anche l’offesa diventa rocambolesca ed è così che uno dei nostri conoscenti più stupido, di cui abbiamo spesso dubitato dell’avvenuto scatto evolutivo nella sua genia, è stato talvolta chiamato l’Anellide, per il suo probabile e corretto posizionamento nella scala biologica.

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      2. Definire il terzo film di Alen, quello di Fincher, “Alien cubed” ironizzando sull’apice di elevazione al cubo del titolo originale è una cosa che ho sentito solo da pochi adepti, perciò so di essere in presenza di un nerd illuminato di categoria superior… Sapere al volo, senza googlare, di questo scherzo tra nerd è come conoscere la parola d’ordine per entrare nella festa in maschera inscenata da Kubrick in “Eyes Wide Shut” (ma soprattutto sapere che non esiste una parola d’ordine per uscire, cosa che tradisce il perosnaggio di Tom Cruise…).
        P.S. Il filmato di Star Trek serie classica si vede bene dalla pagina del tuo sito ma inspiegabilmente no dal reader di WordPress… Misteri dei codici e degli standard mai veramente tali.

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      3. …non ti nascondo che, visto al cinema il terzo Alien mi è sembrato così così, non c’era il tempo per capire, rivisto in tv qualche anno dopo invece, mi è piaciuto e avrei voluto durasse una mezz’ora in più.. Come è strana la mente vero?

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      4. E’ successo lo stesso a me, anche con il quarto! Rivedendolo poco tempo fa, in occasione della maratona promossa da Sky, ho cambiato diametralmente il mio giudizio… I film, ancora più dei libri o dei fumetti, coinvolgono troppi sensi e come tali sono troppo influenzabili dal mood in cui viviamo, dal momento storico, dalle persone a noi vicine, dal giudizio degli altri, ma poi, una seconda visione critica aggiusta le cose… come con gli album musicali complessi, che aumentano di spessore e capacità di creare fascinazione più li si ascolta ed infine è così anche con la società in cui viviamo, in cui ogni novità è spesso da noi vissuta come un’asperità o una spigolosità che vorremmo limare o abolire e poi piano piano se ne comprendono le ragioni… Chi muta sopravvive, chi si irrigidicse si spezza e muore, fisicamente o celebrarmente.

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