34 pensieri riguardo “Unità a base carbonio

  1. Non è nostalgia, ma constatazione oggettiva: l’epoca ed il target rendevano le parti action semplificate e forzatamente ingenue, ma lo storytelling era preziosissimo.
    Saccheggiatissima, sia la serie classica, sia le successive, da generazioni di sceneggiatori di cinema e tv (per non parlare del fumetto seriale , sia italiano che americano).

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    1. Esatto. Quando gli sceneggiatori sapevano anche scrivere? Ammetto di non essermi mai curato di approfondire il chi e il come, e di non essere mai sceso nel dettaglio per capire chi ci fosse dietro StarTrek. Il tempo purtroppo è limitato dalla vita che viviamo, ma mi sarebbe piaciuto capirne di più… chissà in futuro, forse…

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      1. Tu hai imparato a conoscermi e sai che se scrivo certe cose non è per fare il saputello o il saccente borioso,vero? Perciò mi permetto di comunicarti che tutta la serie classica di Star Trek, oltre ovviamente al creatore della serie mr. Gene Roddenberry, aveva come scrittori dei soggetti e delle sceneggiature (una volta era tutto molto semplificato ed il soggetto spesso era scritto dalla stessa persona che faceva il trattamento televisivo), il gota della fanstascienza statunitense dell’epoca!! Persone che io e te ben conosciamo e che in quegli anni avventurosi (seconda metà degli anni ’60) non erano ancora delle stars ma lavoravano come dei fabbri!

        Pensa che la primissima puntata delle prima stagione della serie classica fu ideata e scritta da George Clayton Johnson, l’autore del romanzo La fuga di Logan tanto per capirci e pensa che la quinta puntata della mededsima stagione fu creata addirittura da Richard Matheson in persona! Ma ci pensi? Matheson!!!

        Vogliamo parlare di una delle mie puntate preferite? La penultima della prima stagione,  The City on the Edge of Forever (in Italia tradotta molto liberamente con Uccidere per amore), tutta incentrata sui paradossi temporali e scritta interamente da Harlan Ellison!!! Si, proprio quell’Ellison di I Have No Mouth, and I Must Scream che io cito ad ogni occasione anche nei commenti!

        Altre puntate le ha scritte Robert Bloch (l’autore che scrisse il racconto da cui Hitchcock trasse Psycho ed altre ancora Jerry Sohl (uno dei miei idoli televisivi: creatore di Twilight Zone ed uno degli autori della serie tv Alfred Hitchcock presents), per non parlare delle tante puntate scritte niente meno che da Theodore Sturgeon, quello del romanzo anni ’50 More Than Human (in Italia pubblicato dalla Cosmo con il titolo Nascita del Super Uomo, non so se lo ricordi) e potrei continuare, amico mio, perché l’elenco è pazzesco e non finisce più!

        Per tre anni ci fu un florilegio di script incredibili, pieni di idee che ancora oggi nel mondo della televisione costituiscono un unicum irripetibile, forse paragonabile solo alle sceneggiature della fiction Bewitched (Vita da Strega), i cui soggetti hanno costituito un magazzino da cui i soggettisti di Hollywood stanno ancora oggi prendendo spunto ogni anno: chi non ha mai visto queste serie tv non ha davvero idea di cosa significa copiare un soggetto! Ne parlai a suon tempo in fumetteria con Michele Serra, il creatore di Nathan Never, il quale ammise serenamente di fronte al pubblico presente che quasi tutte le storie da lui scritte erano copiate da specifiche puntate di Next Generation e non si faceva nemmeno scrupolo ad ammetterlo perché era un modo, per lui, di continuare a farl vivere nell’immaginario delle nuove generazioni… Sarà…!

        Impressionante, Gianni, impressionante… Io venderei l’anima per l’ingegno di uno qualsiasi di quei nomi!

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      2. Ed eccomi qua. Ancora ti invidio l’avere ricordi come questi. Su Serra e Medda vinco io… eheh sono Michele Medda e Antonio Serra, e mettiamoci Bepi Vigna, i bonelliani d’oro… ps.: non sapevo che Medda aveva collaborato con Walt Disney per la serie Monster Allergy… che non nascondo di avere adorato, almeno nei primi numeri… beh, Bonelli con Nathan Never non ha mai fatto mistero di aver preso ispirazione, se non proprio reinterpretato, molte delle storie di fanascienza più belle degli ultimi 60 anni… memorabile il doppio album tratto da Fanteria dello spazio.
        No, non ti giudico saccente, anzi non ti giudico, io adoro i tuoi interventi, perché sono una manna per me, sono una continua fonte e stimolo di idee, di racconti da leggere, e mi fanno fare uno sforzo di memoria notevole, che è sempre un bene. Previeni pure l’Alzheimer.

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      3. Elmut Alzheimer ce l’ho come compagno di camera… Ogni tanto mi racconta delle stramberie e mi suggerisce i nomi… Io ci provo a correggerlo ma lui è così risoluto che mi intimorisce! Io gli chiedo «Ma sei sicuro che si scriva Hellison con la H? » e lui mi risponde «Ma certo! Per chi mi hai preso? Vuoi che non lo sappia?»

        Poi fa la stessa cosa con Nathan Never e quella volta lo sapevo che Michele Serra è il pseudo-scrittore che piace tanto ai moderati e che scrive quei piccoli elzeviri che vanno sotto il nome di “amaca”, ma Helmut era così felice e sicuro di sé che davvero non ho avuto cuore di contraddirlo!

        Fortuna che al timone ci sei tu, che con bonomia ed eleganza raddrizzi torti e correggi errori.

        Grazie come sempre di tutto, ospite impeccabile.

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      4. Non saprei, è una sensazione… Il nostro cervello riempie i buchi lasciati da ciò che non vediamo, ricostruendo lo strappo nel tessuto di ciò che osserva e così fa con la memoria ed i sogni, colmando le lacune e creando collegamenti… Come un restauratore creativo che ricostruisce un quadro da cui mancano interi pezzi di dipinto… Ne esce una storia di memoria e logica, di sogno e realtà ma ci vuole un’ancora che faccia capire al lettore… Mi vengono in mente i romanzi di Patrick Modiano, sul quale rimando da sempre un mio post…

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      5. Il non continuum … e allora vado anche io scavare nel profondissimo, qui è roba di dieci anni fa almeno, con Doris Lessing, Discesa all’inferno… a volte mi sento come il protagonista. Lui è sotto psicofarmaci e in una casa di cura, io per fortuna non sono a quel livello, ma vorrei tornare a bordo di un qualcosa che ricordo a malapena. 😉

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      6. Si, biosgna perdersi ogni tanto, anche sapendo che non si ha ssolutamente tempo per farlo, ma poi una volta riemersi dall’oblio si vede da una prospettiva diversa il mondo che è andato avanti e da lì scatta per l’artista il capolavoro e non la prosecuzione pedissequa e diligente…

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      7. È stata una bella cavalcata, di cui ti ringrazio di nuovo ma sto crollando dal sonno… Ah, so che non c’entra nulla col tuo post ma volevo condividere con te l’immensità della recitazione tenuta da Benedict Cumberbatch nel primo episodio della miniserie in 5 puntate Patrick Melrose andata in onda in anteprima questa sera su Sky Atlantic… Sublime

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      8. Buongiorno Gianni… Sonno, veglia, tempo… prima o poi duetteremo assieme su questo tema, magari in un post a quattro mani…

        Ora però perdonami se mi permetto di insistere, ma la visione della serie da me citata è imprescindibile!
        Non tanto per la storia (bella, molto romanzesca, certamente non nuova) ma per il taglio shakespeariano che viene dato al personaggio, per quanto modenissimo, perché il suo rapporto con il padre è talmente potente e sconvolgnte da renderlo quasi una figura mitica ed aldilà della bravura di tutto il comparto attoriale (il meglio della perfida Albione è stato scritturato, compreso l’Agente Smith Hugo Weaving di Gran Burrone), per il personaggio principale, difficilissimo, che parla da solo come un monologhista sukl palco o Amleto con la sua coscienza, era necessario un attore che assomasse le doti teatrali di un Ian McKellen, la prestanza fisica un po’ lunare di un Peter O’Toole ed il carisma da sociopatico di un interprete moderno e la scelta caduta su Benedict Cumberbatch ne ha rivelato non già la bravura (la si conosceva) o il fascino magnetico (tutti lo avevano notato nello Sherlock della BBC), ma l’empatia assoluta con l’arta drammaturgica…
        Però, però.. Purtroppo va visto in originale, perché mi duole dirlo ma doppiato perde più della metà, perché scompare la voce, l’alternanza di brontolii e squittii, il sali scendi della voce, la schizofrenia recitativa ed infine anche il tono epico, come quando, parlando con se stesso al ristorante e rispondendosi, urla «Abbiamo preso Aqaba!» nello stupore dei presenti, cameriere compreso ed introducendo un gioco con lo spettatore che accarezza il mood del capolavoro di David Lean Lawrence of Arabia ed il metodo cinico del colonialismo britannico.

        Dopo questa prova posso serenamente affermare che Cumberbatch, attore che all’inizio non era nemmeno nela Top 25 dei miei attori preferiti è forse il grande interprete maschile vivente e non è affermazione da poco.

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      9. Sono ancora sconvolto anch’io… Recitazione allo stato puro, il mood degli anni ’80 inglesi filtrati dall’ottica di un gentleman tossicodipendente all’ultimo stadio… Sublime

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      10. E’ pazzesco ma non saprei nemmeno io dirlo in altro modo e questo porta un bravo attore inglese ad un certo pianerottolo di una scala di valore artistico, poi c’è lo scatto compiutio in questa miniserie, dove sul soffitto di quel pianerottolo si apre una botola con un piano nascosto ancora più in alto, una specie di deposito bagagli nascosto dal capriccio di un architetto di epoca vittoriana e là si perde la testa…

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      1. Ti chiedo scusa, se per qualche motivo ho offeso la tua sensibilità e quindi aggiungo che non mi sarei mai permesso di fare lo sputasentenze se non fossi stato convinto che in un’altra occasione io e te avessimo parlato proprio del suo racconto Non ho la bocca e devo urlare o dell’altro La bestia che urlava amore al cuore del mondo… La mia memoria sta perdendo colpi… Ero convintissimo che ne avessimo parlato assieme ed invece chissà probabilmente l’ho solo sognato!

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      2. Ne abbiamo parlato, ma non ricordo di avere letto niente di lui, e no, impossibile offendermi, anzi, mi si insegna qui.
        Verifico se ne ho letto qualcosa.

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