Estivi quesiti linguistici

Sull’italiano che si distingue, che si capisce, anche senza contesto, oppure no?

Quand’ecco che le tende da sole, … o della solutidine dei tendaggi.
Sarete voi leali? Chiese il condottiero ai suoi opliti, ma domandò consigli su come disporli in battaglia, o chiese lealtà?
Un classico del paradosso di nobiltà: i conti che non tornano.
E’ un problema di costituzione! Guai con la suprema legge o con la muscolatura?

Se l’accento grafico non c’è?
Le domande da porci! Ovvero: possiamo avere più granturco nel pastone?

E molti dubbi
Chissà quanto e quanti ce ne sono? (particelle quindi?) ancora e ancora esempi (sull’ormeggiare)…
E poi il guardar l’ontano (piante distanti?) e ancora un salto nel passato, come fa il fusillo mantecando.

Avviso ai naviganti: ci siamo imbarcati (che sia l’umido?)

Deliri estivi

22 pensieri riguardo “Estivi quesiti linguistici

    1. Tutto nasce da una chiacchierata con una persona che, odiando l’inglese, narrava di quanto l’italiano fosse così puro, diretto, completo… e io che gli facevo esempi su come anche l’italiano, soprattutto sull’uso dei tempi, oltre che per le frasi che qui cito, non è così puro e limpido… Comunque sì, deliri legati allo scrivere.

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    1. Mi sono accorto che ne mancavano due, che prontamente ho aggiunto in fondo all’articolo… Sì, il caldo, talvolta, dà alla testa! 😀 Uno dei paradossi è culinario… e no, la battuta sul finire a culinaria (o dell’iscriversi a un corso di cucina) l’ho evitata! 😀

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  1. Mi ero perso quest’articolo… Amo questi deliri, il gioco di parole alla Bartezzaghi, che a volte è significanza mentre altre è solo divertissement, come direbbe il giocherellone orsetto goloso di miele ed imbranato, perennemente pieno di lividi e di ferite mal curate ovvero Winnie The Pus…

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