Bisarca 2019 – VIVERE


VIVERE

Un pomeriggio estivo come tanti, temperatura gradevole, il parco è pieno di ragazzi, anzi a dire il vero di gruppetti di ragazzi, sparsi qua e là intorno agli alberi, ma c’è qualcosa che non va, qualcosa  di strano, di anomalo: il silenzio…

Gruppi di ragazzi, insieme ma soli, immersi ognuno nel proprio cellulare isolati dal mondo.

Un suono di chitarra rompe il silenzio, poco lontano c’è un ragazzo che suona, da solo. Una ragazza alza lo sguardo verso la musica, si alza, mette il cellulare in tasca e va a sedersi di fronte al ragazzo che suona, un’altra ragazza si stacca da un altro gruppo e si dirige verso la musica, la conosce bene e ancora prima di arrivare intona la canzone.

Una coppia di ragazzi si avvicina e inizia a ballare, piano piano tutti i giovani si alzano e si avvicinano al ragazzo che suona, chi canta, chi balla, chi accompagna la chitarra con percussioni create alla meglio.

Non si vede più un cellulare, il parco sembra più verde, è vivo… i passanti si fermano a guardare quel grande insieme di giovani che si divertono e sorridono…

La vita ha vinto la tecnologia, almeno per oggi.


Racconto di misteryously.wordpress.com

36 pensieri riguardo “Bisarca 2019 – VIVERE

  1. Un racconto che ha il sapore e l’andamento di una fiaba o di un apologo morale ed il linguaggio veloce di uno spot pubblicitario (non è un’offesa, ma un complimento, si sappia!) eppure potrebbe essere anche un episodio reale, anzi, lo spererei proprio, perché, come dice sopra alemarcotti è davvero un messaggio di speranza…

    P.S. in realtà Silvia tu non lo hai mai detto a nessuno, ma sei una nuova hippie… Mi ti immagino vestita in revival anni ’70, con camicia legata in vita a mostrare l’ombelico e jeans a campana, magari con una canna nel taschino… Furbetta…

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    1. ahahahah devo essere sincera, mi immagini molto male (nel senso di sbagliato), non mi sono mai piaciuti a dire il vero, soprattutto per lo stile di vita, però mi è sempre piaciuto andare contro corrente, questo sì 😉

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      1. ma certo ci mancherebbe, infatti il tuo commento mi ha divertito molto, soprattutto immaginandomi anch’io come mi hai descritto…..correggerei solo “con il rotolo della pancia di fuori” per essere più realistici 😉

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      2. Sei fantastica… Questa cosa del rotolo, che vale sia per gli uomini che per le donne, mi fa venire sempre in mente il fatto che probabilmente negli ultimi tempi ci deve essere una moria di specchi nelle abitazioni private… Quando vado in autobus (cosa che faccio spessissimo) rimango sempre sbalordito dal cattivo gusto non già di chi ostenta un look appositamente provocatorio (come facevano un tempo i punk o i metallari o i dark, etc,) ma di quelle persone che pensano di essersi vestite la mattina in modo normale… E poi vedi delle oscenità pazzesche, mortadelle inguainate dentro vestiti che sottolonenao ogni giro di lardo e uomini di cinquant’anni che portano mutande e pantaloni così abbassati sulla vita che quando si chinano mostrano quei quattro peli che si nascondono nelle fessura che finisce dove grazie al cielo non si vede oltre… Che schifo!
        Qui non si parla di provocazione o di un outfit che sia un manifesto di protesta, ma di cecità!

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      3. Sono assolutamente d’accordo, uso sempre l’autobus anch’io e lo scenario è proprio lo stesso, purtroppo sia nei giovani che negli anziani, non si può voler seguire per forza la moda, bisogna tenere conto soprattutto di come uno sta, è vero gli specchi si devono essere tutti rotti!

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      4. a questo proposito mi ha fatto venire in mente un episodio proprio in autobus di un ragazzino che portava i pantaloni molto bassi, ma era molto magro, l’autobus era affollato così si doveva tenere a uno degli appigli attaccati in alto sui bastoni dell’autobus, solo che alzando il braccio i pantaloni si abbassavano e rischiava di rimanere in mutande, così con un braccio si teneva e con l’altro si tirava su in continuazione i pantaloni…..davvero esilarante, ho fatto davvero molta fatica a non ridere….

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  2. potrebbe essere la partenza per una storia in cui uno dei ragazzi che ha posato il cellulare non ha visto una richiesta di aiuto di un amico. Amico che è morto perché nessuno lo ha salvato. Il ragazzo vivrà per sempre con la voglia di vendicare l’amico ma dovrà fare i conti per tutta la vita con questo senso di colpa di aver posato il telefono per guardare un rasta che suonava i bonghi.

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  3. Più che un racconto sembra un desiderio – ed è tutt’altro che “pio”: oggi è una bella giornata di sole e il parco qui vicino è pieno di ragazzi (e di cagnetti) che si divertono senza ricorrere al telefono.
    Scritto molto bene, comunque 🙂

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  4. Bella l’idea di aggregazione ma chissà perché io già vedo il proseguio del racconto con l’arrivo di un vigile che multa il ragazzo per esercizio abusivo della musica e occupazione di suolo pubblico perché ormai parchi e piazze non son più fatti per socializzare e sempre più comuni avallano regolamenti assurdi…

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