La rinascita


La rinascita

Il cielo sopra la collina detta del Tumulo ardeva rosso per il tramonto. Le poche nuvole mosse dal vento, diventavano via via sempre più scure. Il sole calava sfolgorando tra le cime degli alberi, lanciando lunghe ombre sui sassi e su Nacu.
Nacu che avanzava piegata, e sistemava pietre a formare cerchi e curve. L’anziana le deponeva a un passo l’una dall’altra. Prima di poggiarle a terra con cura, le baciava. Una volta deposte le bagnava con poche gocce d’acqua di mare, e proseguiva, una passo una pietra.

Quando si chinava, i capelli, radi, le ricadevano sulla fronte rugosa come sottili fili di lana bianchi. Incurante della fatica, l’anziana li scostava e proseguiva.
Il momento era giunto per Nacu, e doveva fare in fretta, prima che la luce svanisse.
Nelle ultime ore aveva disposto, con mani nodose, ottantasette pietre, una per ogni anno di vita, scelte tra quelle più adatte allo scopo. Con esse aveva realizzato la propria tomba e non solo, il ventre materno che l’aveva generata e a cui sarebbe ritornata.
Una volta finito, Nacu si raddrizzò, e per il tempo di dieci respiri contemplò l’opera: ce l’aveva fatta.
Adesso, mormorò, prima di togliersi gli abiti e restare nuda al cospetto del bosco.
Osservò il corpo, la bellezza della gioventù svanita, e lo trovò affascinante come la corteccia degli alberi secolari.
Dopo avere trascorso la vita ad accudire i boschi, a curarne i malanni, a far nascere nuove vite, e a contemplare il mondo, poteva riposare.
Si posizionò al centro del grembo di pietra che aveva costruito, mise le ultime rocce sul petto e sul pube, come voleva il rito, e socchiuse gli occhi.
Tutto era cominciato lì, molti anni prima, quando qualcuno prima di lei si era unito alla natura. Adesso stava a lei compiere quel viaggio. Ricordò di essersi svegliata nuda e di avere trovato le vesti di chi se n’era andato.
Il sole percorse l’ultimo tratto e sparì dietro l’orizzonte. Quando il buio avvolse il colle, di Nacu non era restata alcuna traccia.

L’alba di un nuovo giorno illuminò la radura. L’aria leggera della primavera era un ronzare di insetti e cinguettare di uccelli. Il grembo era di nuovo pieno, una nuova guardiana era nata dalla terra. La giovane tolse le pietre dal proprio corpo svelando il seno e il sesso, si alzò e si guardò intorno, al limitare della radura vide degli abiti. Sentiva di sapere già qual era il proprio posto, li prese e li indossò. A terra c’era anche il bracciale che era stato della vecchia, riportava delle rune: “Il mio nome è Nacu”.

Ispirato a Brabs la rinascita

Della stessa serie fanno parte
Colori,

Corpo del colore(ato)

 

6 pensieri riguardo “La rinascita

    1. Qui viene persa la coscienza, ci si rigenera, ma non si hanno i vecchi ricordi, i vecchi pensieri. Quindi la domanda è: si è ancora sé stessi se non si sente più di pensare come prima? O meglio se ci si sente una persona nuova?

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