Messaggio 2007TN165


Messaggio 2007TN165

Sto registrando questo messaggio perché temo sarà l’ultimo che potrò redigere prima che vengano a prendermi, oppure prima che il mio cervello si adatti e si modelli così da modificare il mio pensiero, lasciandomi indifferente a ciò che è accaduto.
Nove giorni fa ho dato inizio all’esperimento sui sogni come veicolo per la duplicazione della mente umana. Ho collegato al mio corpo gli elettrodi, tutti gli strumenti, le sonde e gli stimolatori, poi mi sono introdotto nel simulatore installato sul computer quantistico dell’Università. Da quel momento ho cominciato a costruire, come previsto dai piani preparati in anni di studi, un insieme di percorsi mentali, con l’obiettivo di replicarli all’interno della matrice elettronica dell’elaboratore. In buona sostanza la mia coscienza si sarebbe dovuta propagare, seppure in piccola parte, in un sistema esterno. Avevo intenzione di rendere immortale almeno un briciolo del mio schema di pensiero per potervi interagire. L’esperimento sui sogni in corso all’Ateneo me lo avrebbe permesso.
Quando mi sono collegato la sera successiva, ho subito notato che lo schema si era evoluto senza di me. L’elaboratore aveva dato luogo a nuovi percorsi, nuovi pensieri. In quel momento avevo provato gioia pura.
Esaltato da questa sensazione mi sono immerso per ampliare la replica, e così il giorno successivo, e il giorno dopo.
Il sesto giorno, però, ho sentito in me una cosa diversa crescere. Una volta immerso nel sogno e connesso, i miei pensieri sono stati influenzati dallo schema presente nel computer quantistico e non viceversa. La sensazione è durata il tempo di un battito del cuore, per poi svanire come fanno i sogni al risveglio.
Solo analizzando le mie onde cerebrali e i report tecnici, mi sono reso conto che una parte del mio cervello era cambiata. Affascinante e terribile, perché ho finito per non rendermene più conto in seguito se non leggendo i dati.
Proseguii con una certa urgenza. Il mio esperimento non figurava tra quelli leciti, non potevo dire niente a nessuno, ma non mi importava, qualcosa mi spingeva a continuare, continuare e tentare l’estremo, replicare il mio pensiero in una macchina, con la speranza di preservare la coscienza, anche a rischio di perdermi.

Due giorni fa li ho visti. Quel giorno si sono manifestati verso la fine dell’esperimento. Prima ho notato come sagome indefinite, poi sempre più nette, nitide. Avanzavano ora a quattro zampe, ora drizzandosi in piedi, ora strisciando. Creature con molte bocche e denti all’infinito, che correvano su di un pavimento di pietra diventato solido tra loro e il mio punto di vista. Mentre si avvicinavano parevano avere più forme, le vedevo mutare mano a mano che la mia consapevolezza di loro progrediva. Sono scappato, ma qualcosa in me si è rotto, una parte del pensiero si è trovata senza schemi, senza una controparte. Davvero il mio cervello poteva avvertire la mancanza di ciò che c’era nel computer?
Ieri, ultimo giorno, sono stato lontano dal laboratorio, ho tentato di restare disconnesso, ma li ho visti di nuovo, più vicini, sempre più vicini, mi prenderanno, sono dentro di me.
E allora mi sono imposto di scrivere tutto quel che so, perché da qualche parte nel pensiero, nelle dimensioni ulteriori a quelle a cui siamo abituati, si annidano creature esterne, forse sono le divinità tanto temute nel passato. Ho paura adesso.
Ecco, adesso le vedo, è come se le scorgessi appena con la coda dell’occhio, sono dentro di me, ma la parte di me che può capirle non c’è, prigioniera nel simulatore. Ecco, arrivano.

Bianca era seduta di fianco alla stampante laser del datacenter, quando un foglio uscì.
“E questo?” chiese al collega Marino
“Boh, qualcuno stampa qua?”
“Ma che roba è?” fece dando una sbirciata, “sembra un racconto e per giunta scritto da un pazzo”.
“Fa’ vedere?” Marino lo lesse un paio di volte. “Non saprei, magari è il computer che ha generato qualcosa sulla base della simulazione in corso”.
“Ah, già, l’esperimento sulla scrittura creativa. Lo portiamo al professor De Salvo?”
“No, come non lo sai? Lo hanno ricoverato ieri mattina, è in terapia intensiva, non riescono a capire cosa gli sia preso. E’ ridotto a un vegetale”.
“Ah, allora andiamo a farlo vedere alla profe’ Mancini? In fondo è lei che ha fatto partire la nuova serie di test”.
Marino lo accartocciò e scosse la testa.
“Ma no, sai com’è fatta, tutto dev’essere sotto controllo, preciso, pianificato. E poi domani cancelliamo tutto e impostiamo una nuova simulazione nel computer quantistico. Stavolta sarà stimolato con la pittura: dipinti astratti”.
“Una nuova? Peccato, quella che simulava il pensiero di HP Lovecraft mi piaceva”.

 

23 pensieri riguardo “Messaggio 2007TN165

    1. Eh, allora è colpa mia che non l’ho spiegato bene.
      Il tizio si sottopone a un esperimento, cerca di simulare il suo pensiero in una macchina pensante, finisce col perdere la concezione di sé, la coscienza. Alla fine la cosa che dovrebbe lasciare perplesso o sconcertato il lettore è che la stampa la manda il computer e non il professore, ormai in coma, come se la coscienza di quanto è accaduto fosse tutta “salvata” nel programma che sta simulando il cervello.
      Lo so è contorto… 🙂

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      1. E’ l’effetto Guerra de mondi! Quello che scatenò HG Wells con la radio! Tutti pensavano che davvero stesse accadendo sul serio! 😀
        Questo mi rende felice lo sai? 😀 😀 😀 😀

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      2. Il post si chiama Messaggi replicati per fare un po’ di scena e perché il racconto è stato ribloggato su più blog. 😉
        Fa un po’ fantascienza anni ’70?

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      3. … ma già che hai letto, spiego: il tizio che scrive altri non è che uno scienziato che vuol replicare il proprio schema di pensiero in una AI, una intelligenza artificiale, ovvero una simulazione di pensiero, per farlo sviluppa un sistema per trasferire il suo modo di pensare in questa macchina salvo perdere il confine tra sé e l’altro, dove l’altro è il sistema che lo simula.
        Nelle ultime fasi perde di fatto il senno e collassa. Nel lettore dovrebbe farsi strada il dubbio: si è di fatto riversato nel computer oppure è solo collassato per crollo psicologico indotto dall’esperimento? E se si è replicato o riversato nel computer, qualora questo venga resettato, anche il suo pensiero, la sua coscienza verrà resettata? Un po’come dire: se si è riversato in un computer e il computer viene cancellato, equivale a morte?

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