Ragnetto


A volte la vita è una sciarada.

Ragnetto

Correre sotto la pioggia è sempre pericoloso. Le gocce d’acqua sferzano il parabrezza, le altre vetture alzano scie di nebbia fitta, i tergicristallo faticano a togliere il velo dal vetro. C’è un po’ di riposo solo quando si entra nella serie di chicanes, poi di nuovo nella polvere d’acqua.
La passione è tanta e vivere l’emozione della corsa vale il rischio, soprattutto per chi, piccolo, appena un centimetro, si avvinghia con le otto zampette al bordo di perspex della carenatura del faro sinistro. Sì perché su quella vettura dalla siluette aerodinamica, ci sono due arditi: il pilota, incassato nel sedile, e un ragno, un comune ragno, incastrato tra faro, guarnizione e carena.
Nato nelle campagne di Francia, l’animaletto si era da sempre aggirato per le officine della zona vicina al circuito. Il vento un giorno, e forse il destino, lo avevano spinto nella zona box, e da quel giorno, lui, non si era più sentito lo stesso.

A giugno di ogni anno decine di auto da corsa si affollavano sull’asfalto lucido, lasciavano strisce nere di gomma a ogni curva, rombavano e sibilavano per ore e ore.
Il ragno sceglieva una squadra e si metteva a disposizione. Da dentro i box osservava i meccanici, leggeva i dati della telemetria, interpretava le sensazioni dei piloti.
A volte scendeva anche in pista, come quest’anno, e ora stava lì, sperando che il cambio e il motore reggessero per tutte le ventiquattro ore.

Piove, ma questo è bene, perché sa che il ritmo imposto dal bagnato fa riposare il motore della “sua” auto, il punto debole del loro team.
Quante gare ha disputato, pensa, quattro? Forse è l’ora di cambiare disciplina. Ha sentito parlare dei rallies, ha letto di un pilota in gamba, uno dal nome che gli piace, suona bene. Chissà potrebbe fargli da navigatore. E intanto ecco una nuova serie di curve, le gocce danno un po’ di tregua, la gara continua.

Dedicato e ispirato a Evaporata, che dà passaggi ai ragni.

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