Sistemazione pagina o comunicazione di servizio

A causa di una gestione un po’ per conto suo dei paragrafi, la pagina di riepilogo dei Concorsi Bisarca delle varie edizioni s’era sparpagliata. Ora dovrebbe risultare leggibile.

[Vai alla pagina dei Concorsi Bisarca]

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Sardine

Il cielo era sgombro di nuvole, se ne sentiva l’odore, come d’olio e sale e quel non so che di umido. In basso il parcheggio pavimentato a lisca di pesce, richiamava ai ricordi di infanzia a Porto Rodondo, accerchiato da amici che facevano quadrato, per un problema quasi impossibile da risolvere, la faccia da triglia.

Sguardi

Diede uno sguardo alla stanza vuota, che lo prese senza dire niente, ma del resto era vuota, così almeno adesso aveva qualcosa. Dopo un po’ preferì tornare sui propri passi, calpestandoli. Era fatto così.
Passò di lì una vecchia fiamma, per fortuna il posto era ignifugo, diede un breve sguardo anche a lei, che non se ne avvide e andò avanti per la sua strada: dannazione, ne aveva comprato un bel pezzo, e per non camminarci sopra toccava fare un bel giro.
Mentre proseguiva percepì sguardi imbarazzati, da chi non lo seppe mai, sguardi arrosati, che però restarono nell’ombra. Si voltò di scatto, ma niente. Buttò uno sguardo in tutte le direzioni, questi fecero un po’ di rumore rimbalzando sull’asfalto drenante. Non troppo però. Nessuno rispose ai suo sguardi, va anche detto che gli sguardi non dissero niente, e pertanto nessuno lì sentì.
Passò oltre una vetrina in allestimento e sparì in un vicolo. Adorava quel potere!


Solitario

Era un uomo solitario, si giocava a carte da solo, ma perdeva sempre. Quando camminava per le strade, sceglieva strade buie, per non mettere in imbarazzo la propria ombra, che pur di lasciarlo solo non lo seguiva mai.
A un certo punto cercò di andarsene anche lui, per lasciarsi un po’ di spazi.

Decaloghi consigli e fantascienza

…oppure non servono? Comunque sia, per chi volesse cimentarsi e ottenere il responso di una giuria competente:

Urania Mondadori bandisce la nuova edizione del premio Urania per il miglior romanzo di fantascienza italiano inedito.
IL CONCORSO SI SVOLGERÀ SECONDO LE SEGUENTI NORME:
1. Sono ammesse solo le opere in lingua italiana, inedite. I romanzi dovranno avere una lunghezza minima di 200 cartelle dattiloscritte e una massima di 300 (di 2000 battute ciascuna, spazi vuoti compresi).
2. È consentito partecipare con una sola opera.
3. Il contenuto dovrà essere strettamente fantascientifico. Non saranno accettate opere di fantasy o weird/horror.
4. …

gli altri punti del regolamento si trovano al link qui sotto

http://blog.librimondadori.it/blogs/urania/2022/07/13/premio-urania-2022/

Riflettendo sui punti è interessante sottolineare il 3 contenuto fantascientifico, il famoso what if. Anche la lunghezza non è male, 200 pagine minimo di 2000 battute ciascuna (ok, valgono spazi e puteggiatura) non è poco.


Qui di seguito un link a una pagina dissacrante e odiosa, chi scrive con passione e diletto, non clicki.

Altrimenti clickare qua


Racconto della settimana – La lancia del re

Il racconto proposto è un classico del genere fantasy “sword&sorcery”, un genere che va maneggiato con cura per non scadere nell’esagerato e poi nel ridicolo. E’ un genere poco italiano, molto anglosassone, che fa la felicità di chi ama R.E. Howard, lo scrittore che ha creato il mondo di Conan il barbaro e del suo dio dell’acciaio Crom. Molti gli emuli che hanno partorito tutta una serie di libri (non sempre all’altezza) usati come fondamenta e background di giochi da tavolo, e videogames, fino ad arrivare ai film, alcuni di culto, tanta la loro “b-moviaggine”.
Su questo genere se ne potrebbe parlare per ore (leggete qua) soprattutto di come la sua interpretazione abbia contaminato mitologie di altra natura (vedi la serie di Ercules e Xena, diventati dei fantasy medievali a tutto tondo).
Comunque, se nel cosplay abbiamo streghe e stregoni, maghi e maghe, demoni guerriere e guerrieri in armatura, lo dobbiamo anche a questo genere-cultura. O no?

Qui sotto i link alle tre parti del racconto di Liz, scritto con passione, con il compiaciuto disinteresse di Crom, perché a Crom non frega niente di queste cose, ma se ne compiace.

Il racconto della settimana

Dalla prossima settimana parte la rubrica Il racconto della settimana, per circa un mesetto il blog farà da cassa di risonanza (vabbe’) ai racconti incocciati in giro, che verranno segnalati qui, un po’ per la soddisfazione nel farlo (e quindi nel leggerli) un po’ per la pigrizia nel non doverne scrivere di nuovi. Doppio vantaggio.

Sulla pigrizia e sulle sue proprietà benefiche* ci sarebbe tanto da scrivere, non viene fatto perché i migliori che potrebbero farlo sono pigri.

A presto

Ps.: preparate i vostri racconti fantasy, il Crom Award 2022 ci sarà. Quest’anno sarà possibile partecipare con racconti lunghi, ma è presto per parlare di regole… Crom non le ha ancora fatte scrivere ai suoi schiavi. Il premio finale, al solito, sarà la grande soddisfazione e la gloria**!

*vuoi mettere!
**anche qui, vuoi mettere!

Il Crom Award 2021 si avvicina…

…il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina …il Crom Award 2021 si avvicina

E’ tempo di cominciare a pensare a un racconto fantasy

Un buon inizio fantasy

Questo breve racconto (partoroito dalla mente vulcanica di Kasabake) potrebbe essere un buon inizio fantasy, sarebbe interessante provare a continuarlo. E’ stato pubblicato qui, con un titolo, in grave ritado, dopo quattro anni dalla sua comparsa in un vecchio post.

Da tre a sei

Ahahah da tre a sei la fuga ha successo implica un dato, e in fondo la vita è spesso legata e eventi aleatori no?” Così replicò ridendo Gregory, con quel suo sorriso bonario che ogni volta mi faceva stare male.
Dopo avergli fintamente restituito un sorriso, mi girai di spalle, senza riuscire a trattenere oltre il dolore che mi stava rendendo sempre più scuro in volto.
M’incamminai a passo veloce lungo il corridoi, quasi correndo, senza voltarmi e salutandolo lo scrittore con un cenno della mano, simulando un gesto amicale.
Dopo aver girato l’angolo, mi fermai con la schiena appoggiata al muro e mentre un sudore freddo mi colava lungo le tempie, ripensai allo scempio che avevo appena fatto della sua creazione: avevo rapito Bob e lo avevo venduto ad un trafficante di organi. Chiusi gli occhi, ma fu peggio: vidi lo sguardo del plantigrado bonaccione mentre veniva catturato con un laccio al collo e fatto scomparire nel buio di un furgone, mentre il sosrriso dai denti dorati del losco acquirente mi annunciava il pagamento. I soldi di Giuda o di qualsiasi altro tradimento…
Ma non erano i soldi il vero motivo, no, perché Bob era solo un tramite ovvero la prova che la clonazione umana era possibile a partire dai dati della clonazione animale, ma l’umanità di questo tempo non poteva saperlo, gli scienziati non potevano saperlo e soprattutto Grregory non poteva saperlo: solo duecento anni avanti nel futuro, da dove provenivo io, la pratica sarebbe stata possibile in modo sicuro.
Una strana commistione di scienza e coscienza, un riverbero del pensiero senziente sulla chimica organica ed inorganica, lo sdoganamento dell’etica di scambio e l’abolizione delle barriere genetiche, in un processo evolutivo a spirale che avrebbe portato l’umanità a disgregarsi e ricompattarsi, come un Big Bang ed un Big Crush sociali, smettendo di riprodursi sessualmente e clonandosi all’infinito per popolare tutta la galassia.
Poi c’era Bob ed il pensiero di Gregory, che ero stato inviato a campionare: un diamante allo stato grezzo, un crogiuolo di idee solo minimamente espresse e la non consapevolezza da parte sua di essere un creatore: senza saperlo, egli aveva creato migliaia di cloni di Bob uno per ogni stesura, per ogni bozza, per ogni versione di ogni racconto e di ogni storia, un esercito di orsi che ogni volta prendevano vita nel suo cervello e da lì affioravano e nascevano nell’incubatrice dei nostri laboratori, finché qualcosa si è inceppato ed uno dei cloni è riuscito, non si sa come, a superare il confine spazio-temporale, teoricamente unidirezionale e sbucare vicino al suo creatore.
Un rapimento, ma forse un salvataggio, di certo un omicidio, perché quel clone, quel particolare Bob, non poteva tornare al mio tempo, no, non apparteneva al momento del continuum dei suoi gemelli e non poteva nemmeno restare qui, con Gregory, perché qui Bob era solo un personaggio di fantasia e non un animale reale.
Andava eliminato ed io l’ho fatto.
Sbircio da dietro l’angolo dove mi sono nascosto: Gregory è ancora in piedi dove l’ho lasciato, con lo sguardo assorto. Forse sta pensando ad una nuova storia. Forse, mentre guarda verso un punto non precisato della parete di fronte a lui, una nuova impresa dei suoi personaggi sta prendendo piede.
Duecento anni nel futuro una luce si accende e comicia a girare, come una lampada di quelle vecchie ambulanze del ventesimo secolo: nel silenzio del laboratorio si ode il ronzio delicato della cinghia che aziona il nastro trasportatore, con cui un nuovo Bob appena nato viene accompagnato alla nursery.


Starebbe bene in una collana dedicata ad Asimov