VIVERE
Un pomeriggio estivo come tanti, temperatura gradevole, il parco è pieno di ragazzi, anzi a dire il vero di gruppetti di ragazzi, sparsi qua e là intorno agli alberi, ma c’è qualcosa che non va, qualcosa di strano, di anomalo: il silenzio…
Gruppi di ragazzi, insieme ma soli, immersi ognuno nel proprio cellulare isolati dal mondo.
Un suono di chitarra rompe il silenzio, poco lontano c’è un ragazzo che suona, da solo. Una ragazza alza lo sguardo verso la musica, si alza, mette il cellulare in tasca e va a sedersi di fronte al ragazzo che suona, un’altra ragazza si stacca da un altro gruppo e si dirige verso la musica, la conosce bene e ancora prima di arrivare intona la canzone.
Una coppia di ragazzi si avvicina e inizia a ballare, piano piano tutti i giovani si alzano e si avvicinano al ragazzo che suona, chi canta, chi balla, chi accompagna la chitarra con percussioni create alla meglio.
Non si vede più un cellulare, il parco sembra più verde, è vivo… i passanti si fermano a guardare quel grande insieme di giovani che si divertono e sorridono…
La vita ha vinto la tecnologia, almeno per oggi.
Racconto di misteryously.wordpress.com
Che bel messaggio di speranza♥️
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grazie Ale 🙂
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Un racconto che ha il sapore e l’andamento di una fiaba o di un apologo morale ed il linguaggio veloce di uno spot pubblicitario (non è un’offesa, ma un complimento, si sappia!) eppure potrebbe essere anche un episodio reale, anzi, lo spererei proprio, perché, come dice sopra alemarcotti è davvero un messaggio di speranza…
P.S. in realtà Silvia tu non lo hai mai detto a nessuno, ma sei una nuova hippie… Mi ti immagino vestita in revival anni ’70, con camicia legata in vita a mostrare l’ombelico e jeans a campana, magari con una canna nel taschino… Furbetta…
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ahahahah devo essere sincera, mi immagini molto male (nel senso di sbagliato), non mi sono mai piaciuti a dire il vero, soprattutto per lo stile di vita, però mi è sempre piaciuto andare contro corrente, questo sì 😉
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Il mio era ovviamente uno scherzo, cosa che ho imparato a potermi permettere con uno spirito creativo come il tuo…
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ma certo ci mancherebbe, infatti il tuo commento mi ha divertito molto, soprattutto immaginandomi anch’io come mi hai descritto…..correggerei solo “con il rotolo della pancia di fuori” per essere più realistici 😉
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Sei fantastica… Questa cosa del rotolo, che vale sia per gli uomini che per le donne, mi fa venire sempre in mente il fatto che probabilmente negli ultimi tempi ci deve essere una moria di specchi nelle abitazioni private… Quando vado in autobus (cosa che faccio spessissimo) rimango sempre sbalordito dal cattivo gusto non già di chi ostenta un look appositamente provocatorio (come facevano un tempo i punk o i metallari o i dark, etc,) ma di quelle persone che pensano di essersi vestite la mattina in modo normale… E poi vedi delle oscenità pazzesche, mortadelle inguainate dentro vestiti che sottolonenao ogni giro di lardo e uomini di cinquant’anni che portano mutande e pantaloni così abbassati sulla vita che quando si chinano mostrano quei quattro peli che si nascondono nelle fessura che finisce dove grazie al cielo non si vede oltre… Che schifo!
Qui non si parla di provocazione o di un outfit che sia un manifesto di protesta, ma di cecità!
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Sono assolutamente d’accordo, uso sempre l’autobus anch’io e lo scenario è proprio lo stesso, purtroppo sia nei giovani che negli anziani, non si può voler seguire per forza la moda, bisogna tenere conto soprattutto di come uno sta, è vero gli specchi si devono essere tutti rotti!
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a questo proposito mi ha fatto venire in mente un episodio proprio in autobus di un ragazzino che portava i pantaloni molto bassi, ma era molto magro, l’autobus era affollato così si doveva tenere a uno degli appigli attaccati in alto sui bastoni dell’autobus, solo che alzando il braccio i pantaloni si abbassavano e rischiava di rimanere in mutande, così con un braccio si teneva e con l’altro si tirava su in continuazione i pantaloni…..davvero esilarante, ho fatto davvero molta fatica a non ridere….
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Episodio splendido ed emblematico… Bisognerebbe farci una strip comica a fumetti, qualcosa del tipo “amo l’umanità ma è davvero brutta!”
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Bellissimo, sarebbe davvero da fare, ci sarebbe molto da ridere 😉
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Mi associo a kasabake nel sottolineare che questo scritto ha il sapore di uno spot carico di positività. Like!
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grazie mille 🙂
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Bel racconto. La musica può unire anche al tempo della solitudine tecnologica. Può accadere anche nella realtà.
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lo penso anch’io 😉
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potrebbe essere la partenza per una storia in cui uno dei ragazzi che ha posato il cellulare non ha visto una richiesta di aiuto di un amico. Amico che è morto perché nessuno lo ha salvato. Il ragazzo vivrà per sempre con la voglia di vendicare l’amico ma dovrà fare i conti per tutta la vita con questo senso di colpa di aver posato il telefono per guardare un rasta che suonava i bonghi.
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potrebbe….l’intento comunque era quello di qualcosa di positivo una volta tanto…
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Più che un racconto sembra un desiderio – ed è tutt’altro che “pio”: oggi è una bella giornata di sole e il parco qui vicino è pieno di ragazzi (e di cagnetti) che si divertono senza ricorrere al telefono.
Scritto molto bene, comunque 🙂
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grazie Claudio 🙂
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🙂
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Ottimo racconto. Come un semplice gesto come suonare una chitarra possa far uscire le persone dal loro guscio e riunirle insieme. Bel racconto!
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Grazie 🙂
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La musica ha vinto la tecnologia…è questo il suo potere! Complimenti!!
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grazie mille 🙂
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Molto visivo, rende bene sotto questo punto di vista, sembra di assistere a un flash-mob, benché spontaneo.
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grazie, era proprio quello che volevo 😉
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Bello anche questo racconto. La descrizione di un momento che sa legare meglio di tanti altri. Ah, la Musica e la sua grande magia!
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Vero, la musica ha un’enorme potere di aggregazione, mette d’accordo tutti 😉
Grazie Marirò 🙂
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Bella l’idea di aggregazione ma chissà perché io già vedo il proseguio del racconto con l’arrivo di un vigile che multa il ragazzo per esercizio abusivo della musica e occupazione di suolo pubblico perché ormai parchi e piazze non son più fatti per socializzare e sempre più comuni avallano regolamenti assurdi…
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Da me per fortuna non è così, ci sono parchi dove si può stare in pace e aggregarsi come si vuole 🙂
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Per fortuna esistono ancora delle isole felici!
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probabilmente perché non è una metropoli 😉
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Si, sicuramente le metropoli hanno dei limiti da questo punto segui vista.Personalmente preferisco le piccole realtà!
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anch’io
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La musica è sempre stata un grande aggregatore, e sono certa che potrebbe succedere davvero un episodio così
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speriamo 😉
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