Il potere del suo di lui e\o del suo di lei


Leggendo…

Narrare secondo i dieci o dodici consigli di quelli bravi rende bravi, può darsi. Ma si diventa scrittori poi? Boh. Forse conviene leggere tanto e scrivere per sé. Da uno scambio di opinioni tra amici sullo svolgimento di un esercizio nasce questa odiosa paginetta. Non sono esperienze personali, e quanto segue è da leggere con tono ironico,ch e spero non venga preso come un’offesa all’altrui impegno (o suo di lei\lui).

Facciamo finche che il compito sia scrivere una…

Storia: Pino arriva oltre l’ora di pranzo concordata, Beppa, la moglie, è arrabbiata, perché è domenica ed è tardi. Rendere la scena credibile, ambientarla in una casetta in Toscana da qualche parte a piacere.

Svolgimento #1 o tagliando il superfluo

Pino chiude la portiera della Panda ed entra a casa, Beppa è in piedi in cucina, con la ciotola di panzanella.
-Alla buon ora! Siediti va’- col mento indica l’apparecchiatura della domenica.
Pino guarda il piatto, che la moglie riempie di pane cipolle e basilico dando colpi secchi.
-Ho fatto tardi per prendere i’vvino, ovvia giù!- lo dice con lo sguardo sul cibo, grattandosi l’orecchio che prude. Prude sempre quando qualcosa non gli torna.
-Che se’ nervoso?-
-Io? Andiamo Beppa, l’è i’ tocco e dieci, e che sarà mai dieci minuti-
La moglie posa la zuppiera e si accomoda. Il marito di là dal vecchio tavolo è seduto di sbieco.
-O mettiti dritto, che mi sgangheri la seggiola, che già son tutte da fare impagliare da capo!-
-Un ti va bene nulla oggi, Beppina- Si alza e prende il cavatappi.
-Te l’avevo detto, dopo si va dalla Giuliana, non mi va di partire tardi-

#2 spesso invece è scritto così (commenti mentali in grassetto)

Pino entrò nella sua casa di campagna sul tardi (pensavo a casa di qualche vicino, chessò uno scherzo? Un’effrazione? Grazie per averlo specificato) dopo aver parcheggiato l’utilitaria 4×4 nella sua aia (e vabbè perlomeno non si fa pubblicità alla Fiat e poi l’aia potrebbe essere in comune ad altre abitazioni, ora sappiamo che è proprio la sua) . Ad attenderlo c’era sua moglie (no la moglie di n’altro, voglio dire è in casa sua chi ci sarà? LA MOGLIE, punto) ella era impaziente, perché il desco era già pronto da tempo.
-Pino sei giunto tardi- ella disse con fare minaccioso, calcando quelle ultime parole (perché ne poteva calcare altre, quattro sono!), mentre teneva tra le sue mani la zuppiera (chi non ha le proprie mani e quelle di un’altro in tasca? E daglie con le sue di lei mani) con il pranzo.
La loro sala da pranzo (beh in casa propria si spera d’avere la nostra sala da pranzo, mica di altri! Però dai, ripetiamolo che è la loro sala da pranzo) , che dava sulla campagna toscana (sì ok, grazie ma ora abbiamo perso la continuità del dialogo!), era composta da quattro sedie impagliate, queste avevano bisogno di una riparazione, in alcuni punti infatti la paglia s’era come sfilacciata, il tavolo quadrato, invece, coperto dalla tovaglia della domenica, quella a fiori grandi (che mio padre comprò… ronf ronf)… e bla bla bla.

Sedutosi di traveso sulla sua sedia favorita (e vabbè, sempre sua di lui sedia, stavolta favorita) l’uomo si mise a guardare sua moglie (perché nel frattempo non era più sua moglie? Lo ribadiamo non si sa mai) mentre lei gli metteva il cibo nel piatto.
Dalla foga con cui (ehi ma come si chiama sua moglie? Ce lo dici?) l’uomo si grattava il suo orecchio destro (e di nuovo specificare che è il suo orecchio… vabe’ poniamo che ne avesse dietro uno di scorta, preso al supermercato degli orecchi, ecco va specificato che è il suo e non quello preso al super...)

(Ci siamo capiti, che noia… e ancora non siamo arrivati al cavatappi suo di lui)!

Altro svolgimento: descrivere l’arrivo di Maria a casa di Franca, la prima è invitata dopo mesi nella nuova villa dell’amica che vive in collina. Franca si è sposata con un facoltoso medico, adesso assente.

Come direbbe lo scrittore che vuol dire tutto quanto insieme e fare capire che la scena la sa descivere?

Era da tanto tempo che Maria e Franca non si incontravano (cinquemila anni), adesso Maria era di fronte ad una villa dall’ingresso imponente circondato da due orci di terracotta ricolmi di begonie. Per arrivare alla villa Maria aveva percorso un lungo vialetto ornato da cipressi secolari, che davano su giardini sfarzosi, di sicuro manutenuti da un giardiniere (pensavo da un falegname!).

Dopo aver suonato il campanello della casa dell’amica (ma dai? pensavo che avesse suonato quello della villa accanto!) Maria attese alcuni minuti (e vabbe’ minuti, quindi l’amica era distante decine e decine di metri e il campanello potentissimo! Oppure più altoparlanti in giro?).

Come Franca apparve sulla porta (kazoom, fumo e scintille, ecco Franca che appare) subito sorrise all’amica (va specificato, poteva sorridere allo stipite della porta)

-Benvenuta Maria, quanto tempo- disse Franca, in modo cordiale (se ne deduce che le due amiche usano tra loro un tono molto formale! Cielo, ella giunse) -ti stavo aspettando con impazienza- (certo, è per questo ci ho messo minuti ad aprire, ergo o ero distante, o non ti ho visto arrivare nonostante il vialetto lungo… ma forse era sulla tazza a leggere cosmopolitan) -entra pure- fece mostrando il salone oltre la porta con un ampio gesto.

Maria mosse timidi passi (e qui chi legge si lascia trasportare dalla magia dei timidi passi, nevvero?) e varcò la porta, entrando così nell’ampia stanza circondata da scale che conducevano al piano superiore (sicuro che salgano al piano superiore? Io a casa mia ho scale che restano allo stesso piano e un paio che portano alla cripta!)

-Casa tua è davvero molto bella, Franca- disse Maria in un sussurro (mi raccomando specificare bene chi parla, il lettore si distrae, magari pensa che a parlare sia Maddalena*)

-Grazie, in realtà è di mio marito, ma in effetti è bellissima- disse Franca chiudendo la porta.alle proprie spalle (suona un po’ sinistro chiudere la porta alle spalle, ma forse è un horror)

Franca guidò l’amica per una porta, quindi dopo aver percorso un lungo (è tutto lungo qui raga’ speriamo che anche il marito sia un novello Rocco) corridoio, le due raggiunsero una stanza adibita a biblioteca (che sonno).

-Mettiti pure comoda sul divano, mentre io preparo uno cherry- (Mumble, quindi è ambientato nel 1920 e siamo a sud di Londra, ah bello il Sussex)

Maria non poté fare a meno di notare l’imponenza della libreria in legno massello, mentre si accomodava su di un divano tre piazze dai braccioli contornati da serpenti avvolti in spire, foderato di splendido cuoio, un divano costoso, color testa di moro (siamo arrivati da poltrone e sofà nel frattempo?)

-Parlami un po’ di tuo marito, ho capito che fa il medico giù in città, Franca- (no ecco non ti vedevi con la tua amica e le domandi questo? Non le dici “stronza non mi hai invitato nemmeno al rinfresco per l’addio al nubilato?”)

…help, e tutto ciò seguendo le regole.

*no oggi Maddalena non c’è

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