La disciplina del bagaglio


La disciplina del bagaglio

Vedi cara, ognuno di noi ha un gesto personale o un’azione più complessa che finisce per assimilare a schema mentale di comportamento più in generale. Insomma, una specie di palestra in cui si allena alle evenienze della vita.
Per qualcuno è la scacchiera dove apprende dagli alfieri le traiettorie oblique della vita, per altri è il rituale mattutino davanti al lavandino, una successione ordinata di gesti sempre uguali che lo rassicura, oppure un orto da accudire che suggerisce simmetrie mentali. Per te sicuramente è la tavola da imbandire, nel quotidiano e nelle occasioni più speciali, che ti porta a trovare nella testa la giusta collocazione per ogni cosa.
Io come palestra ho la preparazione del bagaglio e la disciplina che questo mi impone. Il principio conduttore è che nulla va dimenticato, ma niente ci deve essere di troppo.
Non è una bizzarria per uno come me che compie viaggi di qualche giorno in sella a una bici da corsa che non consente grandi carichi. Ora che per la prima volta pedaleremo insieme, vorrei che anche tu imparassi l’arte del bagaglio.
Pochi giorni prima della partenza sparpaglia su un letto tutto quanto vorresti portare, indumenti di ricambio, abbigliamento per la sera, scarpe, pantofole, un set di trucchi, musica, letture, una piccola farmacia. Senza dimenticare due camere d’aria e qualche attrezzo da meccanico, perché sarai con me ma dovrai sentirti indipendente.
Procurati un’unica sacca da viaggio e prova a riempirla: anche pressando e schiacciando vedrai che metà della roba preparata resta fuori. A questo punto, anziché cercare un contenitore più capiente, devi fare una cernita attenta, ed è una scelta difficile distinguere pezzo per pezzo il necessario dal superfluo.
La selezione non si risolve in un unico passaggio, occorre riesaminare più volte il contenuto, soppesare, valutare, come passare la sabbia con setacci sempre più fini alla ricerca delle poche pagliuzze d’oro. E sono davvero preziose le poche cose che alla fine ti porterai, dovranno far fronte ad ogni necessità.
Alla prima scrematura saltano le scarpe coi tacchi, anche le pantofole, la camicia scelta per la sera, il lettore cd. Ma la strada è ancora lunga prima di arrivare all’essenziale, come distillassi grappa buttando via in ripetuti passaggi nell’alambicco la coda e la testa.
A mano a mano che l’operazione procede ti accorgi che la semplice scelta delle cose da portare prende i connotati di una disciplina mentale. È una nuova filosofia dell’essere questo adeguarti al minimo bisogno, è un rivedere la graduatoria di ciò che vale veramente. Così la protezione dal freddo prevale sull’eleganza della sera, superflui il maglione di cashmere e la gonna in tinta sono sostituiti da una tuta in micropile, una camera d’aria in più viene prima delle sigarette, la crema emolliente batte a mani basse la boccetta del profumo e la memoria dell’occhio nudo sconfigge la fotocamera digitale. La selezione si fa sempre più severa, togli l’ingombrante trousse dei trucchi, solo una matita per gli occhi e del burro-cacao da labbra, più per proteggerti dal vento che per l’estetica, non sarà meno bello il tuo viso a sera, io tolgo anche il deodorante con buona pace dei nostri vicini a cena, via la tavoletta di cioccolata, via le bibite energetiche, basteranno le bustine di sali minerali da sciogliere nelle borracce, via il libro troppo spesso che stavi leggendo, al massimo un piccolo Sellerio che scovi tra i non letti, e più prosegui nella cernita e più si sposta verso destra la lancetta che separa il necessario dal superfluo.
In pochi giorni di setaccio rielabori il concetto di “veramente indispensabile”, ti spogli di desideri che sembravano impellenti e che si fanno futili, altri ne assimili più prosaici ma più adatti alla bisogna, il cardiofrequenzimetro più obbligatorio dello scaldacollo, il Betadine più di cerotti e garze.
E alla fine ti avvicini al viaggio divenendo tu stessa più essenziale, perché preparando il bagaglio a questo modo hai affrontato un viaggio interiore, hai pedalato dentro te stessa. Sì, mentre provavi e riprovavi a riempire quella sacca, forse senza rendertene conto, hai operato con il medesimo criterio nel profondo del tuo animo: via i pensieri inutili e dannosi, le preoccupazioni di lavoro, le bollette da pagare, via la lite col vicino, via gli screzi sentimentali e i malumori esistenziali, dentro l’entusiasmo, l’intimo bisogno di leggerezza e di avventura, dentro l’impegno a condividere con me delusioni e gioie dell’andare insieme.
Ecco, ora che con orgoglio sei riuscita a chiudere la sacca e il cuore con tutto il necessario dentro, sei pronta per il viaggio. Anzi il viaggio è già iniziato, non abbiamo ancora fatto un metro ma è come se tu stessi già pedalando in sincronia con me.

Autore: massimolegnani


Concorso Bisarca 2023

6 pensieri riguardo “La disciplina del bagaglio

  1. Sarà anche l’unico ma davvero un gran bel racconto, un insegnamento utilissimo per tutti e dispensato in maniera leggera, delicata, come del resto è la sua caratteristica. Gran racconto!

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  2. Sono rimasto molto colpito e mentre la scorrevolezza della prosa mi rendeva piacevole il viaggio della lettura, lentamente ma progressivamente anche la leggera indifferenza iniziale, che confido avevo provato per l’oggetto narrativo usato come allegoria, si mutava in interesse e poi in passione ed a metà della lettura sono rimasto rapito, non nascondo con mio grande stupore!
    Prima della fine del racconto, avevo già passato in rassegna alcuni miei racconti incompleti (più delle idee che non dei veri pezzi di letteratura) tra i quali avrei scelto quello che volevo presentare a questo nobile e disinteressato concorso di GG e posso assicurare che questo “La disciplina del bagaglio” li batteva tutti, perciò per me il racconto di Legnani ha vinto con onore su tutti i miei fantasmi e sono certo che avrebbe primeggiato anche su quelli di altri concorrenti!
    E poi, se non lo dice nessuno lo dico io: dal titolo al testo, questo racconto breve trasuda dello spirito da obliquo saggista del grandissimo David Foster Wallace, cosa per me corrisponde ad un gigantesco complimento: ad ogni progredire degli elenchi di oggetto da selezionare e soprattutto in quel gioco della torre in cui Massimo evoca dei beni materiali e gli contrappone un significato, creando scelte di merito e non di simpatia, sentivo il profumo della crociera di “ Una cosa divertente che non farò mai più”…
    Legnani è stato per me una graditissima scoperta e questo malgrado sia un orgoglioso ciclista (so di averlo scritto come fosse un demerito, ma io sono solito sguazzare negli ossimori ed oltretutto farei il mio bagaglio partendo dall’inutile, ma qui non giudico il sistema di immagazzinamento ma giudico la parola scritta di Legnani e quella è stata assolutamente memorabile).
    Per me voto altissimo.

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