TEMPO IN ACETO


TEMPO IN ACETO

Sono le ventordici, ovvero le venti e quattordici minuti. Qui il tempo si calcola così, usando il collante per le ore disperse.
Dalla finestra della mia camera non vedo altro che fumo colare dal cielo. È stata una giornata di quelle, durante la quale tutto è andato a rotoli. Non ho fatto altro che assistere a centinaia, ma che dico, migliaia di rotoli in caduta libera dopo il gran fracasso.

Mi presento, sono Andreine Cofix, ho due lunghissimi anni cuciti sulle spalle e sono l’addetta stampa del “Tempo in Aceto”. Oh! niente di che, è soltanto un piccolo giornale nel quale di tanto in tanto, mordo con gli incisivi qualche notizia per poi sputarla su lastre di rame.

Qui tutto resta impresso, non si dimentica e, ancor meno, si desidera ricordare.
Proprio per questo motivo lascio al rame il compito di preservare.

Ci sono magie che avvengono così.
Quattro parole e due fatti fanno del giorno l’INCREDIBILE giorno. Parliamo ad esempio dello “ieri”. Le ventordici erano passate da poco più in là, giusto pochi centimetri, e le stelle son cadute tutte giù.
Avete mai sentito che rumore fa il cuore quando le stelle cadono tutte giù? Come spade infilzate in timpani! Ecco, fa proprio così il rumore quando il cielo non brilla più. Tutti alle finestre a guardare, persino quelli con sei, otto, dieci lunghi anni cuciti sulle spalle. Che peso quel tempo all’aceto rubato alla sua spensieratezza!

Il grigio e il blu non hanno fatto altro che litigare mentre il verde in cenere, si è bucato come uno scolapasta.
Dal canto mio, altro non ho potuto fare se non correre in soffitta ed imprimere la notizia nel piccolo giornale. “Cadono le stelle, niente cielo per un po’!”
“Che tragica notizia” penseranno tutti, ma d’altronde a furia di appesantire il cielo fra preghiere e desideri, sbuffi e sospiri, prima o poi doveva accadere. Queste magie funzionano così ed è ben vero che il troppo stropiccia tutto. “Occorre dosare”, diceva sempre Madame Londin, quando ancora andavo lassù. Lassù era così, tutto in attesa di ac-cadere e ancora, tutto molto proporzionato. Niente colla per il tempo, né aceto per il gran risveglio, pochi passi e niente fracassi. C’erano regole del buono, un cucchiaino di zucchero o poco più.

Ora non mi resta che attendere. Resto qui col mio rame, il giornale e gli anni che si fanno di più. Quando niente brilla più, torna l’aceto, lo starnuto e il tempo che non c’è più.


Di Paola Pioletti (unfantasmaperamico.com)

partecipa al Crom Award 2020

7 pensieri riguardo “TEMPO IN ACETO

  1. Madre di Dio che racconto!
    Metto da parte qualsiasi registro linguistico da critico letterario, per sfoderare invece tutta la mia infantile goffaggine di persona sbalordita dalla bellezza di questo testo!
    in certi casi, si sa, un eccessivo stupore si configura come una forma di maleducazione, allo stesso modo per cui elogiare eccessivamente l’outfit di qualcuno che si vede un bel giorno vestito in modo impeccabile, può trasmettere anche il messaggio sbagliato che tutte le altre volte lo avessimo considerato vestito male: per questo motivo ho parlato, non a caso, di goffaggine nell’esprimere il mio gradimento!
    Recentemente avevo approfondito la conoscenza della prosa di Paola ed ovviamente l’avevo apprezzata moltissimo, ma a costo di sembrare ruffiano, voglio rimarcare quanto questo racconto mi abbia letteralmente conquistato, con scelte lessicali e sintattiche incredibilmente diverse da quelle che io normalmente uso per parlare e scrivere, probabilmente perché non le so dominare, mentre Paola in questo racconto ha mostrato di saper cavalcare qualsiasi cavallo letterario imbizzarrito.
    Stupendo!

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  2. Mi è bastato leggere “Qui il tempo si calcola così, usando il collante per le ore disperse” e già sapevo che a scrivere era la mia sister: inconfondibile, leggera, sempre oltre i normale canoni di scrittura, sa giocare con le parole, i colori, il paesaggio, creando un tutt’uno fantastico e ammaliante.
    Stupendo racconto.

    Piace a 3 people

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