Punto e virgola

Ognuno c’ha i suoi nemici, io ne ho uno quasi puntiforme. Gli ho scritto una lettera, credo che non mi risponderà.punto-e-virgola_000

Caro punto e virgola,
non ti ho mai amato. Non ti ho mai capito bene sino in fondo e sei stato per me sempre un mistero. Quando ti incontrai in quell’enorme libro di grammatica decine di anni fa, non ti compresi o forse non mi venne spiegato così bene, e oggi eccoci qui ancora una volta a litigare. Mi dicevano che servivi a dilatare nel tempo le parole, a dare uno spazio più lungo tra i pensieri, ma erano informazioni che non bastavano.
Caro punto e virgola, credo che continuerò anche senza di te.

Il video non c’entra niente, ma è un piccolo omaggio ad un gruppo non da poco.

46 pensieri riguardo “Punto e virgola

      1. Ma no, aspetta, non puoi farlo; devi sapere che il punto e virgola serve in tanti casi: quando non vuoi mettere il punto, quando vuoi ancora esprimere un concetto e non te la senti di chiudere la frase; il punto e virgola è una pausa breve prima della sosta 🙂

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      1. Il punto e virgola è una bestia per me. Ancora non riesco a dominarlo! 🙂 Nonostante centinaia di pagine scritte, ogni volta che devo usarlo comincio a sudare… Sì, è chiaro che sto esaerando, però un po’ di pensiero metterne giù uno me lo dà. Anche recentemente, dopo aver scritto un racconto a 4 mani, la mia parte mi è sembrata quella con “meno punteggiatura” se mi si può passare la frase.

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    1. Diciamo che per quanto mi riguarda il problema, se di problema si può parlare, deriva dalla mia grammatica, quella cioè che ho adoperato nei primi anni di scuola. Quella sequenza interminabile di pagine mi ha insegnato un minimo l’uso dell’italiano ma, per sua concezione, adoperava la commisurazione dei segni alle pause respiratorie e non alla subodinazione delle frasi nel periodo.
      Questo mi ha dato un approccio alla lingua molto utile nel parlato, un po’ meno nello scritto dove, chi legge, ha un concetto di punteggiatura simile ai cartelli stradali.
      Dove sta la verità? Non so, la lingua è in divenire e si evolve continuamente. Diciamo che se avessi l’arte del Gadda del Benni o del Calvino, non mi porrei il problema.

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      1. Ti voglio bene, Gianni, anche se può suonare equivoco e rimango sempre colpito dalla tua umiltà…
        La punteggiatura, intesa come il respiro della lettura, è tecnica e non sempre serve alla vera arte, ovvero non ne è in contrasto ma non è nemmeno conditio sine qua non…
        È solo un elemento ed un artista può giocare sulla sua presenza perfetta o sulla sua assenza ma ciò che conterà alla fine è il respiro del lettore: se questi comprende e non inciampa, se resta avvinghiato oppure se viene intenzionalmente abbandonato, allora lo scrittore ha vinto.
        Nessuno, mai, realmente scrive solo per se stesso…
        Ogni parlatore parla per essere ascoltato, ogni narratore racconta perché qualcuno raccolga le sue storie, sia grande o piccolo il suo pubblico.
        Questa è la letteratura, questo l’eterno legame tra artista ed utenza, compresi i poeti più solipsisti, compresi gli artisti autistici che sembrano parlare solo alla loro immagine nello specchio.
        Sai che amo Saramago, ma vagli a chiedere dove ha nascosto la sua punteggiatura!
        Eppure funziona, oh si, se funziona…
        Giocare con le maiuscole, i dialoghi, le virgolette, gli inciso, le parentesi, creando arpeggi, cornici, sfondi oppure togliere, sintetizzare, un raggio di sole ed è subito sera, m’illumino d’immenso…

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      2. Il volere bene è meraviglioso ed è solo un retaggio arcaico da religione che punisce i trasgressori ad avere modificato tra soggetti dello stesso sesso il senso, tanto da dover bene indicare che si tratta di amore puro e non fisico! Che tra l’altro anche se fosse, bah, ma tralascio! Quello che dici dell’arte del sottolineare del fare andare il lettore dove si vuole è verità. C’è che con questo articolo volevo sottolineare, giocosamente, è la mutevolezza del più nuovo dei segni di interpunzione apparsi, che per sua natura ha variato nel tempo i perché lo si usa. Mi sono accorto di volerlo usare per spaccare, dare due secondi di pausa, ma di non essere davvero capace… Riguardo il discettare, mi sono accorto pure che questo blog è un contenitore, quasi vuoto, che chi legge e vi partecipa riempie di ottimi contenuti! Grazie davvero per queste risposte.

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  1. La lingua si evolve e si involve. Il punto e virgola è quasi sparito con la nuova moda delle frasi corte, direi nucleari. Un peccato perchè l’uso consapevole, seppur un po’ complesso, rende elegante e fluido il periodare; il punto fermo troppo ripetuto dà alla lettura un ritmo singhiozzante.
    Comunque non è nemmeno vero che non si usa più, anzi è di gran moda nelle scritture giovanili che adoperano il ; per il continuo ammiccamento 😉

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    1. E’ così! E’ assolutamente così. Sto notando poi che ultimamente si tende a voler imitare gli scrittori di lingua inglese col loro continuo affermare, eppure sempre secondo me è più bello non mettere neanche un segno di interpunzione, piuttosto che fare quelle sequenze di “affermazioni-punto”da corso di scrittura creativa.

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    1. Ci sono diverse modalità di interpretarlo. E’ un segno di punteggiatura molto giovane (ha solo 500 anni) e si è evoluto in fretta. Diciamo che ora è usato per sottolineare un cambio di soggetto e per indicare un cambio di “verso” nella frase. Interessante come lo descrive il sito della Treccani.

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  2. Sto come te. A volte mi viene voglia di usarlo, perché sento che una virgola è poco, ma poi finisco sempre per mettere un punto. In generale non sono molto rigido con la punteggiatura. Una virgola è una piccola pausa, un punto e una chiusura, una sospensione più completa. Davvero faccio fatica a piazzare questo benedetto punto e virgola. Poi certo, ci sono dei casi in cui viene naturale, ma sono occasioni rarefatte.

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