Tastiere nella nebbia

Una cosa che non ho granché descritto o affrontato come si deve in questi ultimi post è l’ambientazione. Bisognerà che provveda (e in fretta) a raccontare cosa può colpire la fantasia di chi legge; la nebbia per esempio, quando è davvero un mare, accende le idee.


Certamente un bosco, certamente un vecchio paese arroccato sulle colline e certamente il clima, sono l’ideale per tanti racconti. Di streghe per dire. In fondo è intrigante pensare alle lunghe ombre di un tramonto e alle vecchie costruzioni, con la loro storia. Pensate anche soltanto a quante vite hanno visto gli alberi e le mura di un’antica costruzione circondata da pini, faggi, abeti.

In effetti è così.

Ok. Ma è fin troppo facile d’inverno e fin troppo facile in campagna. E’ un po’ come in quei racconti o romanzi dove ci si aggira in gruppo, in un bosco, con una torcia (quasi scarica) si perde la cartina, la bussola è di quelle trovate nel fustino e ciascuno dei membri del gruppo, oltre a non avere alcuna nozione di – non dico sopravvivenza – ambiente boschivo, partono all’imbrunire! Per poi trovare la fine peggiore che si può! Indeed…

Ovviamente se invece si fosse trattato di un’assolata e sassosa pianura, magari si sarebbe scritto di altro: western per esempio! E un paese in riva ad un laghetto composto di case bianche, pesci e panni stesi, avrebbe fatto pensare ad un romanzo criminale, o a qualcosa di storico. Da una curva poteva uscrire la Ritmo CL dei Carabinieri di inizio anni ’80, come un drappello di soldati romani con tanto di scopettone in testa.


E una spiaggia bianca, col sole abbagliante e l’acqua blu? O il mare in tempesta? Cosa potrebbe comunicare? E per voi? L’ambientazione quanto è contata? Quanto vi siete calati nel racconto, nel libro, nel film, grazie all’ambientazione, alla fotografia…?


Le foto sono state fatte con hardware di scarsa qualità (e mano malferma)! L’orizzonte, quando è effettivamente tale è stato “trovato” per caso 😉


Mancano meno di 24 ore alla premiazionde, il CROM AWARD 2016 è vicino!  keep-crom-and-crush-your-enemies-1

 

 

81 pensieri riguardo “Tastiere nella nebbia

  1. Le ambientazioni fanno tanto e la rottura di tali ambientazioni solitamente introduce gli elementi speciali: sul pianoro sassoso western cala una nebbia improvvisa, segno che il rito sciamanico della tribú mannara sta avendo luogo, per esempio.

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      1. EHeh … No è un trucco di scena o se vogliamo un escamotage cinematografico. Mi serve per scrivere di fretta e si spera cose sensate. Se hai 9 ore di batteria o il cavo attaccato, non pensi abbastanza prima di scrivere, mentre se vedi l’indicatore batteria sul rosso, scrivi o cerchi di scrivere cose sensate. Buffo vero?

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      2. Altro che buffo! è la verità! uguale col mio computer prima di questo, che aveva una durata di un’ora netta con la sola batteria (nei momenti di massima forma addirittura 50 minuti). Obiettivamente mi metteva sotto pressione e rendevo meglio. Con mezz’ora hai voglia a scrivere…
        A batterie nuove questo su cui sto scrivendo ora può durare anche 12 ore, la prima volta che l’ho visto mi sono messa quasi a piangere, ma non è performante per me come con il portatile vecchio. Oh, sembra assurdo ma è così 😀

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      3. Ti capisco, questo perché il primo era diventato una consuetudine ed il vostro pacchetto (tu e lui) eravate bene oliati!
        Anche per me è la stessa, il nuovo è dannatamente più veloce, ma la tastiera è lievemente diversa e questo in certi casi mi rallenta.

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      4. Vorrei anche vedere!
        ps. ho notato che Gianni vuole riprendere Lovecraft, speriamo non se ne accorga “lui”, perché quando spunta qualcuno di nuovo lo sai che diventa vorace. Nel dubbio ordino la solita tonnellata di cotolette alla milanese.
        Ah, visto che ci siamo, non ho ancora avuto modo di complimentarmi per il tuo avatar, invero molto bello!

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      5. Certo, non voglio avere Gianni sulla coscienza! poi tanto faccio merenda anch’io, “lui” qualche cotoletta me la lascia sempre. A volte mi fa anche trovare della mostarda al miele, guarda, è veramente gentile.

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      6. Mah, è confezionata e accompagnata da quello che la produce, incatenato da “lui” stesso, a garanzia della bontà della produzione. Dice “lui” che se la mostarda non va bene stermina tutti, per cui ti puoi fidare!

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      7. Che ci vuoi fare, fra l’altro siamo amici di Cthulhu di vecchia data, quando lo conosci non riesci a separartene. Forse perché è un mostro sanguinario che entra nelle menti e le controlla, non lo so. Per quello che lo conosco io sa essere anche un bonaccione.

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      8. Quella fantasy in Italia di sicuro. Non mi pare di ricordare qualcosa di esportabile al di fuori dei nostri insidiosi confini, non perlomeno negli ultimi anni.

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      9. Oh, lì sì… Soprattutto nel trash! 😉
        Credo che noi un Games of thrones, Harry Potter o un Signore degli Anelli, non li avremo mai… Salvo le versioni porno 😉 ed in fondo contentiamoci.

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  2. Ho sempre odiato a morte la precisione millimetrica di Manzoni nella descrizione degli ambienti, se non altro era millimetrica per me… solitamente ho sempre odiato le descrizioni pompose o troppo precise. Non si tratta del particolare, ma del descrivere semplicemente tutto senza fare distinzioni, facendo un favoloso elenco. Poi intendiamoci, la fase iniziale sul fighissimo ramo ecc ecc va anche bene, sembra una ripresa cinematografica, tanto di cappello. Tornando a noi, pensando a come descrivo io l’ambientazione, mi viene solo in mente a qualche racconto e il mio romanzone raccontone che non ha mai visto la luce (e meno male). Tutti hanno una cosa in comune, mi rendo conto di non aver mai descritto un luogo solo “visivamente”. I colori sono o troppo vivi da far male o sbiaditi da far sentire persi. Una volta descrissi una rada, per cui la divisione netta fra spiaggia grigia di sassi, acqua scura, colli verdi tutto intorno, poi sullo sfondo una nave che riempe il cielo di fumo nero. Umidità nell’aria e fumo fanno parte della descrizione, ma sono componenti funzionali per comunicare il soffocamento, l’asfissia psicologica del personaggio. Per riassumere, non mi interessa descrivere, ma creare un contatto fra paesaggio e modo di sentirsi del personaggio. Un contatto o un contrasto. Una volta descrissi la morte di un tizio giapponese, di febbre, collocandola in una casa (giapponese, quindi fingere che sia praticamente di carta di riso) dalle pareti aperte, con lui in una stanza che dà su un cortile invaso dalla neve. Sulla parete interna un enorme gallo rosso combattente con le piume arruffate, perché la persona che stava morendo è un guerriero. Rosso dominante contro bianco, caldo della febbre contro il freddo glaciale. Insomma, questo in breve (breve?) il mio concetto di descrizione. Non ci avevo mai fatto caso, giuro.

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    1. PS.: essendo or ora in altre faccende impegnato, non posso risponderti come vorrei. Riguardo il Manzoni, l’ho rivalutato moltissimo per i contenuti, più che per la forma. I promessi sposi è più “forte” che bello… Per questo ce l’insegnano a scuola nella modalità menomale c’è la provvidenza !

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      1. Non posso non rivalutarlo, mi incuriosisci. Prenderò la mega copia che ancora dovrei avere in casa, poi ti saprò dire. A proposito di riletture, qualche tempo fa mi ha contattato una ragazza che ha chiesto ripetutamente di leggere altre cose mie sulla storia del Titanic e William Murdoch… io non l’ho molto incoraggiata, ma ci ho pensato, l’ho cercata e l’ho trovata, la prima stesura del romanzone raccontone. Sant’Iddio che ORRORE. Sarà troppo da malati riscrivere il tutto? voglio bene a quella storia, lasciarla così mi dispiace.

        ps. mmh che bella la provvidenza!! sempre odiata a morte, non faccio un tubo tanto c’è la provvidenza!!! l’unico motivo per cui non ho bruciato la mia copia de I promessi sposi è la parodia del trio (dov’è mia sorella? dov’è mia sorella? Sono Inoyosa, la sorella di Bella Figheira… Quanto amo questa roba)

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    1. In quel momento il telefono era ispirato, ispiratissimo. Ti dico solo che è di una marca dal glorioso passato, che ha sede in fredde foreste nordiche, recentemente acquisita da un colosso del software…E costa molto meno di un abbonamento del treno.

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