L’APPRODO, la rivista letteraria (Volume 1, Numero 1, Ottobre 2016) – AUTUNNO

Ed ecco il primo numero de “l’Approdo”. Vi ricordate? Ve ne parlai qualche tempo fa. E’ uscito! Se ricordate vi ho parlato [qui] della possibilità di partecipare a questa rivista con vostri lavori.
E voi? Avete partecipato al precedente cimento? Avete sfruttato l’opportunità?
Se non l’avete fatto avete una seconda opportunità (fino al 20 novembre) per inviare un vostro lavoro a questa rivista on-line. [link alla rivista]

31 pensieri riguardo “L’APPRODO, la rivista letteraria (Volume 1, Numero 1, Ottobre 2016) – AUTUNNO

    1. Grazie! Beh in realtà quelli bravi sono i redattori de l’Approdo! Però un bacio non si rifiuta mai. Fammi sapere che te ne pare della rivista e dei racconti e soprattutto se partecipi, così farò il tifo per una tua pubblicazione.

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      1. Basta scrivere un racconto o una poesia e mandarlo, non c’è un genere particolare. Ovviamente sta al loro giudizio. Tra l’altro io ho partecipato con quello che doveva servire per il B+55, quindi ho preso due piccioni con una prosa.

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  1. Se mai fossi chiamato, per qualche inesplicabile increspatura o bizzarria del destino, a scrivere un’introduzione su uno qualsiasi dei lavori di Gianni Gregoroni, penso che scriverei qualcosa di simile a quanto segue, una riflessione che ho fatto in treno, dopo aver letto due volte di seguito il suo bellissimo racconto, pubblicato su questa interessante rivista.

    Con il tempo ho maturato un’idea di letteratura tutta mia, come una ricetta famosa che da appassionato di cucina faccio più volte dosando tempi e quantità e variandoli fino a trovare la formula perfetta.
    Ci sono talmente tanti scrittori, sparsi lungo la storia dell’umanità e sulle varie terre emerse, che è possibile trovare la propria ricetta perfetta semplicemente assaggiando e gustando le incredibili varietà di stile, finché non ci si imbatte in qualcosa che sembra proprio quello che cercavamo, con i timbri giusti, i ritmi adatti alle nostre orecchie e le parole che ci arrivano dritte al cuore.
    Quando poi ciò che viene raccontato è persino nei nostri interessi, allora diviene amore sconfinato e piacere lussurioso.

    Da giovane mi innamorai ad esempio della prosa di Isaac Asimov, non certo estetizzante, ma anche così bisognosa di essere ascoltata, mentre ci raccontava la verosimile straordinarietà di imperi stellari, pianeti città, robot senzienti, crimini impossibili e più in generale di un’umanità scagliata verso l’infinito futuro.
    Poi, crescendo, mi sono immerso nel grande romanzo europeo ed americano, seguendo epopee familiari, attraverso velieri, corti imperiali, steppe, foreste e vasti oceani.
    Scoprii anche la bellezza dei racconti e dei romanzi giallo-investigativi, con le loro speculazioni così costruite a tavolino, come degli origami dispiegati al contrario.
    Fui catturato e per sempre fatto prigioniero dalla letteratura horror, tra macellerie ambulanti, mostri tentacolari e meravigliose divinità sotterranee, mentre il Fantasy non fu per mai vero amore ma solo oggetto di limitate escursioni in terre di confine, dove la magica alterità di un eterno medioevo mi faceva sognare con la sua corte dei miracoli di nani, elfi, fate e stregoni.
    Dalla beat generation in avanti, ogni pagina che leggevo si innervava sempre di più nella contemporaneità di metropoli problematiche, forse anche fucine di creatività e protesta, ma certamente di alienazione e disagio.
    La lunghissima interminabile età dell’incertezza mi portò, infine, dentro la stagione del tutto è possibile e del contrario di ogni cosa, cosi potevano convivere, nella stessa libreria delle novità, ricordi nostalgici ed un po’ ruffiani dell’italietta che fu, assieme alle visioni post-moderne di sesso ed amore 2.0.
    Oggi rifuggo il vuoto descrizionismo, l’orpello metaforico fine a se stesso, la retorica pseudo-sociale dei rivoluzionari con il salvagente ed i resoconti sofferti di chi sta in realtà molto meglio di me.
    Oggi leggo il geniale, simpatico e schivo Gregoroni, di cui amo la cui prosa asciutta, il periodare conciso e poco digressivo, il gusto cinematografico dei dialoghi ed infine il lirismo minimalista, perché si sappia che tutto questo serve ad apparecchiare una elegante teoria di idee brillanti e curiose, di personaggi, che senza imporsi, ci conquistano guardandoci dritti negli occhi, come un erede di Gengis Khan farebbe per domare senza muoversi un lupo della steppa.
    Leggo i lavori di Gianni perché mi divertono, mi fanno sognare e mi fanno riflettere, come accadeva da adolescente, quando leggevo Asimov e vi assicuro che per me non è poco.

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    1. Me lo sono riletto tre volte per essere sicuro d’aver compreso! Asimov è lassù (in tutti i sensi) nell’olimpo degli scrittori. Io non sono degno. Fa parte però di quei pochi scrittori che mi mancano davvero e capita talvolta, che mi debba accontentare di scrivere io ciò che avrei voluto scrivessero loro, che non possono più farlo.
      Mi fa un immenso piacere quello che mi scrivi, perché scritto da una persona dalla cultura profonda e vasta e beh, che dire… grazie!

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