Quante righe?

righello_908Di quante righe si può comporre un post sul blug? Quanto legge un lettore di blog? Mettiamo di scrivere qualcosa sul fantasy (come questo articolo >>qui<<) dopo quante righe il lettore si scoccia? Dipende anche dal contenuto o vince l’effetto “ammazza quant’è lungo!”?

Certo se si è capaci di una prosa fulminante e si riesce a creare interesse, ok, anche 100 righe, o forse no? La lunghezza richiede un’intimità diversa che (magari) il mezzo internettiano non ha? In fondo chi segue 290 blog non può leggere 350 post di 20 pagine al’anno. O sì?

Mah! Io mi fermo qua, comunque, che ho già sforato le 10 righe*.

*Sul pc magari sullo smartphone sono di più

stand_by_e102Questo blog è in modalità Stand-By, le risposte potrebbero arrivare in cospicuo ritardo.

47 pensieri riguardo “Quante righe?

  1. Sono anni che molti osservatori lanciano il grido d’allarme dell’incapacità dei nuovi lettori di superare un certo numero di righe in un testo qualsiasi ed a questo allarmismo, di natura più intellettuale che professionale, si sono affiancate le pseudo-relazioni scientifiche degli esperti di marketing, i quali hanno assunto la diffusa ignoranza (parlare di anlfabetismo mi sembra eccessivo) del pubblico medio del web come stimolo per promuovere sui siti di cui sono consulenti, landing pages sempre più asciutte e scarne, corredate di foto o video acchiappalike e comunque con headline che svolgano il ruolo che un tempo era dell’occhiello ed occhielli che di fatto sostituiscano il body-copy… Ma sarà davvero così?

    Mia moglie lavora presso Coop Alleanza (ex-Coop Adriatica fusasi con le cooperative estensi e del Nord-Est), come impiegata nel settore che si occupa della cartellonistica ed effettivamente anche lei spesso recita con le colleghe una sorta di runa pagana, guida del loro lavoro «Puoi scrivere nel cartello quello che vuoi e bene quanto vuoi, ma tanto solo in pochi lo leggono!»…

    Solo in pochi…

    La conoscenza prevede sacrificio ossia è tale se preceduta dal momento dell’assimilazione e dell’imparare, perché solo chi tanto legge tanto conosce, di moltissimi argomenti (certo, non tutto, perché è ovvio che sei vuoi diventare un contractor esperto nell’assassinare popolazioni inermi che attaccano i pozzi petroliferi dei tuoi committenti, non hai bisogno di leggere il London Telegraph, ma di stare qualche mese con dei veri assassini a pagamento o qualche agente delle Black Ops della CIA… Ma quello è lavoro sul campo!), dalla politica alla letteratura, dalla fisica alla medicina e solo occupando ore ed ore del proprio tempo ci si può avvicinare a definirsi esperti di qualche cosa, altrimenti si è solo dei saccenti sputasentenze e qui davvero il web è pieno di costoro!

    Insomma, ciò che voglio dire è che non si è davvero ridotto il numero di righe massimo che una persona riesce a leggere di un testo nel web, ma si è ridotto drasticamente l’amor proprio di chi da giovane (nel caso dei miei coetanei) o mai (nel caso dei giovanissimi) accettava di sforzarsi ad approcciare un testo (compreso quello filmico, visivo o anche pittorico e scultoreo e perché no, muiscale), mentre ora pensa di poter aquisire conoscenza con le scorciatoie offerte dagli strumenti social del web: non sono i libri ad essersi accorciati, fateci caso e nemmeno gli editorialid ei giornali, ma solo la loro versione online, ovvero la parodia della cultura e delle news oggi costituita dai social.

    Fortunatamente ci sono fulgidi esempi contrari a questo stile da Bignami per utonti (neologismo per utenti tonti, prelevato dai sottocodici linguistici dei programmatori): uno dei siti web che sia che Lapinsu (amici, fratelli ermenàuti e colleghi blogger, eppur diversissimi di età e gusti in altri campi della vita) leggiamo spessissimo è lo spazio di The Vision, dove la lunghezza di un articolo sfida sempre la media di quelli in circolazione, raddoppiandola persino in alcuni sporadici casi eppure la sensazione che si ha arrivando in fondo al testo è quella di completezza e non di noia, di sincerità nelle argomentazioni e non di furbe ellissi laddove i propri assunti scricchiolano e mai di sensazionalismo, motivo per cui ci si torna a leggere.

    Quindi, quando sento qualcuno dire «Ah, no, per me questa cosa è troppa lungo da leggere sul web… Io una simile lunghezza la accetto solo in un testo stampato, in un saggio e non su un blog!», mi chiedo quanto davvero sia vecchia nell’animo questa persona, quanto si è persa dell’evoluzione degli strumenti comunicativi da anteporre la forma del messaggio al suo contenuto e comincio a sospettare che in realtà quella persona abbia perso la voglia di leggere anche la carta stampata e che quindi, forse, non legge più nemmeno quei romanzi di cui parla a paragone e magari fa fatica ad arrivare in fondo anche ad una serie televisiva se in essa non c’è un sufficiente numero di morti ammazzati o tradimenti o scoperte sensazionali che la tengono sveglia…

    Forse non è la lughezza dei testi che deve preoccupare, ma lo strato adiposo di pigrizia che sta ricoprendo i nostri collegamenti sinaptici e che sta trasformando l’umanità occidentale in un organismo diabetico, obbeso ed affetto da alzheimer istituzionalizzato.

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    1. Per ora non commento il tuo commento (!) perché, come già gli altri che ho ricevuto su questo post, mi da dà pensare e riflettere. I commenti come il tuo e tutti gli altri (Che ringrazierò personalmente) mi fa ben spèrare per i contenuti del blog, qualcuno anzi molti li leggono.
      Torniamo invece al nostro rapporto internettiano: quando leggo un tuo post o un tuo commento, mi sento come Bilbo Baggins seduto di fianco a Gandalf, mentre osserva gli anelli di fumo d’erba pipa e chiacchiera amabilmente.
      Il mio tempo ora è poco e devo essere stringato, ma tornerò.

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      1. Carissimo Gianni, questo nostro commentarci in differita è intellettualmente delizioso: hai avvisato tutti noi lettori ed internauti che il tuo sito è in stand-by e che non puoi rispondere agli altri con tempistiche abituali eppure scrivi ugualmente…

        Non sai quanto ti comprendo e sappi che certe volte trattengo le mie parole di affetto e stima solo per non essere scambiato per un borderline, ma le nostre parole, come anche quelle che scambio con gli altri blogger a me più congeniali, sono una continua fonte di gioia e curiosità… Io mi sento sempre come l’anonimo Roy Neary, che nello spielberghiano Close Encounters of the Third Kind, con le sembianze di Richard Dreyfuss, accetta subito di salire sull’astronave aliena per iniziare un viaggio nell’ignoto…

        Io sono avido di scoprire cose nuove e solo la maturità mi fa declinare gli inviti più rischiosi o moralmente discutibili (droghe, sport estremi in cui il rischio di vita non è calcolato, etc.), ma per il resto amo immergermi nel mare delle emozioni e delle conoscenze… Tu, Gianni, sei per me un guru ed una scoperta e spesso mi immagino io e te che passeggiamo, all’ombra di uno dei porticati del tempio Vaishno Devi Mandir a Jaipur, nel Rajasthan indiano, schivando i turisti e mentre io ti osservo e ti ascolto parlare, tu alzi la mano destra e mi mostri un globo luminescente che ruota a pochi centimetri dal tuo palmo, fatto solo di luce come un ologramma e poi mi dici «Vedi Paolo… Posso chiamarti Paolo o in questo luogo è meglio se mi riferisco a te come Kasanake? Beh, ad ogni modo, vedi dove siamo? Siamo nella periferia della periferia della Galassia… A miliardi di anni luce dal centro dell’universo o almeno di questo universo…»
        Al che io resto sbigottito e ti faccio «Whaooo, che figata maestro, non potevo sapesse farlo! Siamo in periferia, davvero?»
        «Si. E non passano nemmeno gli autobus» e ridi
        «Gli autobus… Ah, si, l’ho capita adesso, ah, ah!»
        Ecco, è così che vedo le cose con te.
        Rispondi quando puoi, se vorrai, ma sappi che per me è lo stesso, tanto ti ho già parlato, qui e sempre, perché qui è ovunque.

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      2. Ho letto subito il pezzo da te consigliato che oltre ad essere molto interessante è anche veloce da leggere ed affatto astruso.

        Purtroppo oramai mi conosci e mi sono già preso fin troppe libertà con te ed il tuo spazio che ora penso di poterne sempre abusare… Perciò con la mia solita boriosa presunzione ti incollo di seguito un pezzo un po’ sui generis che ho scritto d’impulso dopo la lettura dell’articolo di cui sopra.

        Sappi che come sempre non ha altri fini se non quello di esprimere affetto, a modo mio, chiaramente!

        La sentenza Time4U

        Non ricordo nemmeno più quando fu emanata dal Parlamento del Popolo e delle Corporazioni, ma ricordo come la vita di tutti cambiò per sempre, dopo che un giudice, con la sua sentenza, costrinse il potere politico a prendere atto che oramai non era più possibile che le persone continuassero ad usare il tempo a proprio piacimento: condannò per furto di tempo un famoso editorialista, già da un po’ nel mirino degli agenti investigativi, per aver deliberatamente e continuativamente fatto perdere ai suoi lettori minuti ed ore della loro giornata, con cavilli filosofici ed astruse teorie anarcoidi; quella storica decisione venne da subito soprannominata “Time4U” e fu applaudita in tutto il mondo civile come un atto di rivolta verso tutti coloro che usavano la prepotenza delle loro idee personali contro il pensiero comune.

        Oggi tutti sanno che il tempo è una preziosa risorsa e che non va sprecato, pena sanzioni e perdita della propria libertà, ma una volta la gente si permetteva il lusso di farti aspettare, di tormentarti con interminabili discorsi e c’erano persino incoscienti divulgatori che parlavano talmente tanto di un argomento da farti persino capire con il ragionamento le motivazioni delle azioni umane, come se fingessero di non sapere che anche la verità è un bene acquistabile a prezzo variabile.

        Grazie alla capitalizzazione del tempo ed al suo ingresso in borsa, ogni cittadino ha visto la propria vecchiaia acquistare valore finanziario e molti di noi, i più abili negli investimenti, hanno meritatamente visto allungarsi la propria vita.

        La nostra società è ben organizzata, con servizi di spostamento collettivo efficienti e puntuali, gestiti dai migliori uomini delle corporazioni private dei trasporti, che ci portano tutti sul nostro luogo di lavoro freschi e riposati e ci fanno rincasare sani e salvi per assistere agli spettacoli d’intrattenimento previsti per le varie fasce di pubblico.

        Nessuno parla e scrive più del necessario, perché ognuno sa già tutto quello che gli serve di sapere per completare il suo lavoro al meglio ed i produttori di merci sanno prima ancora di noi cosa ci serve per vivere e divertirci e stare in salute: non solo la spesa per la vita quotidiana ed i vestiti, ma ad ogni ricorrenza troviamo già in casa anche il regalo da fare ai nostri cari e così per tutti, perché nessuno perde più tempo a scegliere, discutere, criticare, perché è tutto già perfetto.
        La corporazione delle notizie ci comunica costantemente tutto quello che è davvero utile conoscere del resto del mondo, dei nostri vicini e del nostro governo, senza il caos delle voci contrarie, dei dissidenti, degli antagonisti e dei rivoluzionari pericolosi.
        Campagna, città, natura, umanità, ogni cosa vive in armonia ed è bello alzarsi la mattina e dire la nostra preghiera di ringraziamento al grande presidente che tanti secoli fa iniziò il cambiamento con coraggio, introducendo nelle scuole primarie le pene corporali per chi colorava fuori degli spazi.

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      3. Come sempre hai reso prezioso questo angolino di blog dove hai lasciato un segno. Io e te dovremmo fare una nostra rivista, pubblicarla on-line e, chissà… Chissà che un giorno non avvenga. C’è più dentro queste poche righe che in cielo e in terra.

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      4. Grazie Gianni, lietissimo ti sia piaciuto.
        Mi sono divertito a scrivere in modo appositamente ingenuo, cercando di imitare lo stile dei temi scolastici di uno studente della Gioventù Hitleriana degli anni ’30 ed ovviamente strizzando l’ occhio allo stile da short novel americano che io tanto apprezzo ( il mio racconto feticcio, a cui aspiro come modello e che conservo nel cuore, è senza dubbio “il robot che correggeva le bozze” di Asimov).
        Per il resto, una rivista on line… Che meraviglia… Farei volentieri lavoro di bassa manovalanza, proofreading o altro, ma la scrittura, beh, un conto è quello che faccio ogni tanto, un conto è essere dei professionisti come te e non è un complimento ma un dato di fatto!
        Comunque, visto mai…

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      5. Ti sminuisci come sempre e come sempre tocchi corde della mia fantasia con le tue parole… Comunque, non fosse che ce ne sono già 8.000 di riviste,… un pensierino…

        Il racconto? L’ho letto come si legge “Il diario di un ingenuo”. E’ vero, ha quel senso di non so come, di inevitabile ecco, sai già che il mondo descritto, e a cui si tende, fa paura a chi è ancora in grado di pensare, e che, prima o poi, tutti sbatteranno il grugno a terra.

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  2. Per quanto riguarda wordpress, dato che mi piace passare da tutti quelli che seguo, leggo testi lunghi solo se davvero catturano il mio interesse… meglio ancora se sono impaginati bene, non a flusso di coscienza continuo 😅
    Altrimenti preferisco leggere post più brevi, per dedicare la mia oretta di lettura wordpress a più persone possibili!
    Diverso è per i libri, che leggo prevalentemente in e-book… Più mi piacciono e più li vorrei lunghi!
    Quindi per me la differenza non la fa il dispositivo ma il tipo di lettura 🙂

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  3. Forse ricordi che WP nella pagina lettore sino a un anno fa indicava il numero di parole di ogni singolo post. Ora non più e questo è un male per chi ama leggere solo post stringati. E sono in tanti.Praticamente WP li ha fregati eliminando il conteggio delle parole. 😀
    Personalmente ritengo che se uno scritto cattura, importa poco la sua lunghezza. Ci vuole più tempo, certo, ma può essere tempo speso bene.
    Sul blog mi sono imposta di non superare le 1000 parole, non so quantificare in righe, ma non sempre è facile perchè a volte, specie se sono racconti, ti rendi subito conto che il testo perde alquanto a furia di tagliare qui e lì. Alessandra Bianchi, ad esempio, scriveva racconti parecchio oltre le 1000 parole, ed era per me un piacere leggere le sue lunghe storie. Chi ha detto mai che in un’ora devi leggere tutti i tuoi followers che pubblicano nuovi post? Io sono lenta a leggere e poco puntuale negli ingressi e nelle visite. Quando lo faccio, però, dedico una adeguata attenzione al blogger e a ciò che scrive, post breve o lungo che sia. Non uso i like della pagina lettore, entro, mi accomodo, leggo e commento. Se in una sera come questa potrò dedicare il mio tempo a soli due o tre blogger, per gli altri sarà per un’altra volta. Senza drammi reciproci o prese in giro.

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  4. Ci sono Blogger piuttosto prolissi che allungano il brodo con troppe parole inutili. Tempo permettendo, leggo tutti i bloghi che seguo e se sono lunghi ma interessanti rinvio la lettura per gustarli con comodo. Ho però notato che qualcuno riempie il bkog con tanti post nello stesso giorni, talvolta contenenti il nulla assoluto; in questo caso smetto di seguirli e faccio spazio pet altri più interessanti .

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    1. Sulla frequenza ci devo tornar sopra. Pare che sia un metodo per avere visibilità con WP. Non l’ho mai usato come escamotage, ma c’è chi lo fa. Riguardo i post con scarso contenuto, e secondo me, gli obiettivi che ciascuno si prefigge nel blog, beh, hai ragione… c’è chi ama i numeri, i like.

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      1. Io ho smesso di seguire qualcuno che, pur non essendo male, postava saltuariamente post con buoni contenuti, ma ogni giorno almeno una decina fatti di niente, l’ho abbandonata perché mi riempivano la tl e basta. Tra l’altro non so come facciano a stare tutto il giorno collegati e continuare a scrivere pur dichiarando di esser carichi di lavoro e impegni famigliari.

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  5. Di quante parole si può comporre il testo di un post?
    Direi “tutte quelle che servono”: se si vuol scrivere una semplice introduzione a un argomento, si scelgono i punti necessari per permettere di farsi un’idea generale e, magari, serviranno poche centinaia di parole.
    Se si vuol fare una disamina approfondita, verrà su un testo corposo.

    Poi ci si mette lo stile personale di chi scrive: c’è chi ha uno stile asciutto e chi, invece, “fiorito”… e nessuna delle due possibilità (con ciò che sta nel mezzo) può escludere o assicurare la scorrevolezza di un testo! 😛

    Per chiudere la questione, c’è l’interesse di chi legge e il tempo che può dedicare alla lettura: cinque righe sono già troppe, se non te ne frega nulla! 😛

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      1. No. Io cerco di diventare complicato e inutilmente prolisso: è una battaglia e non intendo giocarla sul campo avversario!
        Invento parole astruse e creo periodi complessi apposta!
        Se si parla di narrativa in espansione, come nel caso del racconto da te citato, cerco di spezzare l’articolo sfruttando i capitoli o spezzando addirittura questi ultimi. Ma bisogna trovare il modo per interrompere al momento giusto, magari scrivendo con l’intento di bloccare la narrazione in determinati punti, e qui la suddivisione in capitoli viene bene, perché se io ho bisogno di piú di 1600 parole, sempre guardando il caso di Tersite, non posso condensarle in 300: racconterei un’altra storia.
        Sulla “Confessione di una sedicente strega” avrei potuto decidere io dove interrompere e dividere il racconto in due o tre parti ma avrei fatto un torto a Tersite che mi aveva chiesto di pubblicare cosí come era ed io non ho avuto problemi a farlo perché chi legge i Grandi Antichi è abituato a determinate lunghezze.

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      2. Leggo spesso nei tuoi interventi uno spirito di irriverente freschezza. Non tutto ciò che scrivi mi dà le stesse sensazioni, informazioni, emozioni, ma in generale vedo una forma di diversità di approccio a quello che è comunemente il blog. Per questo ti seguo. Perché spesso fai riferimenti a 100 cose diverse magari all’apparenza sconclusionate o senza senso e che invece presuppongono un bel back ground. Magari scrivi un articolo che sembra scritto in cinque minuti (!) ma che deriva da una vita di pensieri, di nerditudine, di gite fuori porta, di letture, di musica. E il bello è che non so mai se ci hai messo davvero cinque minuti o un giorno!

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      3. Mi fai migliore di quello che in realtà sono: uno scemotto!

        In ogni caso secondo me è giusto non dare sempre le stesse sensazioni, perché non si racconta sempre la stessa storia, non si usano sempre le stesse parole: scrivendo cerco di trasmettere qualcosa, sia un commento in un blog che seguo, sia un mio racconto, sia un “saggio”. Non so quale sia l’approccio classico di un blog, io cerco di approcciarmici con divertita onestà, dicendo quello che penso e sento, cercando sempre di rispettare chi mi legge, sia da me che da gli altri (anche se nei miei articoli tante volte insulto i miei lettori, in realtà sto giocando una parte assurda e parodistica, credo che i miei lettori, nonostante le loro limitate capacità se ne siano resi conto, dopotutto. Magari non tutti, ma un buon 78% direi di sí).

        Scrivo cose scollegate tra loro, è vero, alle volte anche dentro lo stesso articolo, sfruttando collegamenti non sempre chiari e comprensibili, anche a me. Alcuni articoli mi prendono 5 minuti ed altri una vita, e può succedere che in 5 minuti racconti la mia vita e in una vita il tempo di una pisciata (smorzo l’effetto poetico), ma ciononostante non riesco sempre ad affascinare ogni lettore, dati alla mano, anzi ne perdo probabilmente piú di quanti ne conquisti, perché oltre alla lunghezza dell’articolo il contenuto che non ti prende per mano può risultare ostico.

        In conclusione, fossi uno di quei giovini che tanto vanno di moda tra i giovini direi TL;DR (Too Long; Don’t Read. Lo specifico per i vecchi come me che lo hanno capito con grande ritardo dopo che tutti quelli lenti lo avevano capito), la lunghezza di un testo deve essere sí entro certi limiti, ma direttamente proporzionale all’argomento che si vuole trattare. Anche per un testo assurdo, paradossalmente lo si rende piú usufruibile allungandolo ed arricchendolo, aumentando l’assurdità.
        Uno Jarry piú breve di come sia stato Jarry, per esempio, potrebbe mettere nei guai chiunque: leggere solo una parte delle avventure di Ubu, non basta, leggere tre o quattro storie di Ubu, fa capire meglio di cosa si stia parlando.
        Che è il contrario di quello che ho fatto io sino ad ora, cosí tanto per dire.

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      4. Celestiale! Ora ti leggerò sapendo di essere nel 22%! Che è comunque un bel numero, non primo, ma doppio di primo!
        Vedi che non ti sopravvaluto, ma ti valuto per ciò che sei!?

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  6. ciao Gianni,
    credo sia sempre una questione di contenuti ma esiste anche un aspetto “tecnico”

    un buon post deve essere diviso in quattro parti:

    incipit
    argomento
    riflessioni
    chiusura

    tutto dipende dall’incipit, come nei libri, è quella parte che stimola la continuazione oppure demotiva fino alla rinuncia. In ogni caso essere troppo logorroici è sempre negativo, in media un post non dovrebbe superare la cartella, diciamo circa 600 parole in corpo 12. Ovviamente esistono argomenti che richiedono più spazio. Anche lo stile è importante, si possono leggere post lunghi in scioltezza e faticare ad arrivare alla fine in altri molto più brevi.

    La scrittura è cosa complessa, per raggiungere ottimi risultati occorre avere competenze su vari fronti, la comunicazione, anche e soprattutto quella scritta, è un insieme di cose che funzionano solo se ben calibrate e ben assemblate.

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    1. Intanto grazie del commento, tecnico e efficacie lui pure, e grazie anche perché mi fai riflettere su un altro aspetto: si tiene un blog perché ci si vuole fare leggere, e questo implica che ci si debba impegnare, almeno un minimo, perché ciò avvenga.
      Riguardo le 4 aree, o fasi, o parti del post, tutto si infrange se ciò che scriviamo non è granché, o non è ben fatto.

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      1. sono totalmente d’accordo,
        in realtà i passaggi sono cinque, manca la digressione di primo grado ma l’ho volutamente omessa perché troppo professionale.
        Ci si deve impegnare anche e soprattutto per una forma di rispetto nei confronti di chi dedica tempo a ciò che scriviamo, questa e sì una “regola”, una regola che tanti ignorano.
        Mi caro, dici bene, tutte le automobili hanno quattro ruote, un volante, un motore, una carrozzeria, ecc. ecc. però non sono uguali, vanno dai catorci alla Ferrari passando per i vari livelli intermedi.

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  7. Io sono uno che tende a scrivere parecchio quando parlo di argomenti che trovo interessanti. Il punto è che oggi le persone tendono a stancarsi di leggere dopo poche righe perché ciò li rallenta. Mi spiego meglio: con internet abbiamo disponibile centinaia di informazioni utili e non, e tutta questa quantità di notizie ci ha costretti ad accellerare (in un certo senso tutta la società odierna va di fretta). Per questo penso che molte persone smettano di leggere dopo poche righe. Loro cercano solo l’informazione che vogliono in quelle righe e poi smettono di leggere. Un esempio lo posso fare con i miei articoli sui film. Perfino mio fratello ha volte mi ha detto di aver saltato intere righe per sapere solo se consideravo un film bello o brutto.

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    1. Riguardo i tuoi post, io non li leggo spesso, perché quando li leggo li leggo! E clicko sui riferimenti e li leggo!!! Quindi mi ci vuole tempo e concentrazione. Ergo: il tuo è un blog difficile? No, perché se vuoi la conclusione vai in fondo, se vuoi il pensiero, i dettagli, ti leggi tutti gli articoli. Forse è questa la quadra?

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  8. Sì anche io sono d’accordo con la maggior parte dei commenti. Il fatto è che dipende dall’obiettivo che uno scrittore si pone. I pubblicitari e chi lavora nel marketing ovviamente sceglie di seguire delle regole sulla base dei comportamenti generali di lettura sul web. Ma per esempio lettori e lettrici come me non si scandalizzano certo a vedere post “lunghi”. Altra cosa è l’organizzazione del testo, per comodità e facilità di lettura certo direi che se cominci a superare i diecimila caratteri forse è meglio suddividere in due o più post… 😌

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    1. nel mondo dei blog non esistono regole, infatti questo è un termine che non uso mai, esistono buon senso e logica applicata, poi, ovviamente, ogni forma di comunicazione ha punti fermi (non regole). Se scrivi un post interminabile, anche interessante, con una analisi a 360° dell’argomento trattato, non stimoli l’interazione, ergo, il post diventa un soliloquio.
      Esiste anche un aspetto pratico, già menzionato, io ho circa 200 blog nella lista dei preferiti, scrivessero tutti post da 2.000 parole mi toccherebbe passare la vita al pc, cosa impossibile e quindi inizierei a tagliare.
      I blog non sono libri e non sono nemmeno flash, dico in linea generale, sono salotti in cui si disquisisce (interazione) di vari argomenti, più pareri=maggiore approfondimento, maggiore scambio di informazioni e di considerazioni.

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      1. Come dicevo nel commento a Cristinadipietro, molto dipende dall’obiettivo del blogger. Certo, ci sono dei blog dove viene dato un prodotto quasi enciopedico agli argomenti trattati. Alcuni dei blog che seguo, per esempio, contengono dei trattati su certi argomenti, ma io li leggo perché l’interesse c’è. Certo non sono blog da like occasionali.

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      2. Anche qui condivido il tuo pensiero, ovviamente è una questione di impostazione, il nostro amico Kasabake non scrive post brevi ma i suoi testi sono di taglio nozionistico, documentano e argomentano, per gli appassionati del genere una vera e preziosa fonte di informazioni, Diverso è il discorso sulle tematiche sociali o sulle tendenze, in questo caso il blogger deve, dovrebbe, limitarsi a stimolare l’interazione, cioè un percorso di arricchimento collettivo, senza chiudere spazi di intervento dicendo di tutto e di più. Nella sostanza, vi è una abissale differenza tra documentare/informare e agevolare uno scambio di opinioni allargato.

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    2. Quindi, in fondo, si torna al concetto di blog, o meglio di obiettivi del proprio blog. Di cosa tratta e quale pubblico vuole un blogger? Il target prefissato cambia l’approccio?

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  9. Dei blog che seguo leggo quasi tutto.
    Per quasi intendo che a volte non riesco a leggere post lunghi, non perchè non mi va o non mi concentro, è perchè magari non sono di mio interesse. A volte sorvolo proprio quando ‘argomento , già dalla prima riga nn mi attira.
    E’ sbagialto lo so, ma non riesco proprio…ma non metto il mi piace se non leggo 🙂 o se non mi piace o mi interessa.

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    1. Mah, io non credo sia sbagliato, affatto. Uno non è che deve leggere ogni post, perché glielo ha ordinato il dottore, se un argomento non interessa magari ecco, si passa oltre.
      Grazie per aver commentato. Vedere così tanti commenti, interessanti da leggere e articolati, mi mette di buon umore. Vuol dire che qualche mio post fa riflettere. Bello bello bello.

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  10. ti cito dal “Grande Freddo”

    Dove lavoro io abbiamo una sola norma editoriale: non scrivere niente di più lungo che un uomo medio non legga durante una cacata media. Sono stufo che il mio lavoro venga letto nei cessi.

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